L’Oms conferma che “non ci sono ancora prove in merito a un cambiamento di gravità della malattia provocata da Omicron 4, 5 e BA.2.12.1, rispetto a quella legata a Omicron 2“. Tuttavia precisa che “l’aumento della loro prevalenza ha coinciso con un aumento dei casi in diverse regioni. E in alcuni Paesi l’incremento dei contagi ha anche provocato un aumento delle ospedalizzazioni, dei ricoveri in terapia intensiva e dei morti“. L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute puntualizza comunque che, “nei Paesi in cui Omicron 4, 5 e BA.2.12.1 adesso sono in calo, l’aumento di casi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi è stato inferiore rispetto a quello registrati nelle precedenti ondate di Omicron 1 e 2. Differenze influenzate probabilmente da una serie di fattori”, tra cui anche “la copertura vaccinale”.
Omicron 5, i dati Oms: “Variante prevalente nel mondo”
La sottovariante BA.5 si afferma come la Omicron prevalente sul Pianeta, secondo l’ultimo rapporto settimanale Covid dell’Organizzazione mondiale della sanità. Mentre la famiglia Omicron continua a dominare, rappresentando il 92% delle sequenze caricate sulla piattaforma Gisaid dall’1 al 30 giugno – riferisce l’Oms – tra i lignaggi Omicron continuano a crescere le quote di Omicron 5 e anche di Omicron 4 (BA.4). La prima è stata rilevata in 83 Paesi e nella settimana dal 19 al 25 giugno, rispetto alla precedente, è salita dal 37% al 52% circa. Resta più lenta Omicron BA.4, rilevata in 73 Paesi e passata dall’11% al 12% circa. Continua dunque il calo della ex sottovariante dominante Omicron 2 (BA.2), scesa dal 16% all’9%. In riduzione anche BA.2.12.1, dal 19% all’11%.