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2 dicembre 2017

News

Osservatorio sul Sud, la rete per una nuova narrazione del Mezzogiorno


Uno spazio di discussione per mettere in rete energie intellettuali, esperienze, i cittadini che non si rassegnano a una narrazione stereotipata e immobile del Sud e vogliono mettersi in gioco per cambiare le cose.

Va in questa direzione il lavoro dei circa quaranta tra docenti universitari, ricercatori, intellettuali incontratisi nella giornata di sabato 2 dicembre a Lamezia Terme, nella sede della Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, per avviare un percorso che porti alla costituzione di un Osservatorio per il Sud.

«La giornata di oggi», ha spiegato Gianni Speranza promotore dell’incontro dando inizio ai lavori «è il punto di partenza per avviare una discussione sul Mezzogiorno, nuova e propositiva. Il Sud è la parte del Paese che in questi anni ha sofferto di più gli effetti sociali devastanti della crisi.

«Qui i problemi presenti in tutta Italia sono duplicati e triplicati, a cominciare dal dramma dei troppi giovani delle nostre regioni meridionali che non hanno lavoro e quelli che addirittura né studiano né lavorano. L’osservatorio sarà uno strumento di osservazione periodica delle questioni che riguardano il Mezzogiorno, un’osservazione da fare con strumenti analitici e scientifici.

«Abbiamo voluto avviare questa discussione molto prima delle elezioni politiche del prossimo anno, per sottolineare il fatto che l’obiettivo del nostro lavoro non è immediatamente politico, ma è anzitutto un obiettivo culturale, per creare uno strumento che duri nel tempo e interloquisca con chiunque governerà».

Il 14% del Pil perso nelle regioni meridionali tra il 2008 e il 2014. Il 40% della disoccupazione giovanile, con 1 milione e 200 mila neet, giovani che né studiano e né lavoro. Oltre il 40’% della popolazione meridionale in condizione di povertà e a rischio esclusione sociale.

Parte da questi dati il professore Piero Bevilacqua che, nella relazione introduttiva all’incontro, ha inquadrato la questione Sud in uno scenario economico nazionale e internazionale, che nei decenni ha visto progressivamente l’imporsi di un capitalismo presentato come l’unico sistema economico senza alternativa, lo sfaldamento del welfare, il crollo degli investimenti pubblici da parte dello Stato nell’economia.

«E’ evidente che per far ripartire il Sud occorre un nuovo protagonismo pubblico dello Stato nell’economia del nostro Paese. Laddove lo Stato non interviene nella vita economica per ridurre le diseguaglianze, aumentano le diseguaglianze sia tra i cittadini che tra i territori. I cittadini del Sud non sono cittadini di serie B».

Dal docente non un’approvazione in toto della fase dell’intervento straordinario «ma neppure una generale criminalizzazione di quella fase, come quella a cui abbiamo assistito in questi anni».

Per Bevilacqua «l’Osservatorio sul Sud dovrà demolire con argomentazioni scientifiche tante fake news sul Sud. Dall’equazione Sud = Mafia che non ha più ragione di esistere, di fronte a una criminalità organizzata che si è ramificata a livello nazionale e internazionale, a tante verità taciute, come il fatto che tante imprese del Nord negli anni passati hanno utilizzato le campagne del Sud per scaricare rifiuti pericolosi, avvelenando il territorio».

Introduzione del reddito di cittadinanza, un piano per il lavoro che scommetta sulle realtà positive già esistenti nel Mezzogiorno, la scommessa dell’accoglienza per ripopolare e rilanciare le aree interne, alcune delle proposte di Piero Bevilacqua per il quale «l’Osservatorio per il Sud dovrà collegare i meridionali consapevoli e non rassegnati che vogliono cambiare le cose».

Tra gli interventi della prima parte della mattinata, i docenti Domenico Cersosimo, Tonino Perna, Vito Teti. Intervento musicale della cantastorie calabrese Francesca Prestia.

A chiudere i lavori della prima parte del convegno, che si concluderà con un documento generale, il vicepresidente della Giunta regionale Antonio Viscomi per il quale «la Calabria ha bisogno di guarire dalla malattia infantile dell’individualismo protagonista e narcisista e imparare a fare sistema. In questi anni, ho capito che in Calabria la gente ha bisogno anzitutto di essere ascoltata.

«La creazione di un osservatorio è un fatto positivo perché è uno spazio per pensare, perché può essere da stimolo ad affrontare i problemi senza quella fretta dell’emergenza che tante volte caratterizza chi opera nelle istituzioni. Alla nostra Regione e al Sud serve recuperare quello che definisco uno spirito del 1945, mettersi insieme per dare riposte ai problemi e parlare di futuro».


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