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9 febbraio 2017

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Paolo Flores d’Arcais: «Caro Grillo, devi scegliere: destra o sinistra»


Riprendiamo il testo dal sito www.micromega.net

Caro Grillo, il Movimento 5 stelle deve scegliere: tra destra e sinistra. Non nel senso dei partiti e delle forze organizzate che vengono presentate con queste etichette, sia chiaro, poiché anzi uno dei due motori del rapido, dilagante, tenace affermarsi elettorale del movimento è aver dichiarato che «destra e sinistra sono tutti eguali, noi siamo oltre» (l’altro motore è l’alternativa alla Casta, imponendo un tetto di due mandati rappresentativi e uno stipendio da cittadino medio ai deputati).

Ma certamente nel senso dei valori, degli interessi, dei grandi orientamenti programmatici, poiché quell’antica contrapposizione (giustizia e libertà contro oligarchia e privilegio) diventa anzi più stringente – etica e perfino «antropologica» – proprio col tramonto delle ideologie dominanti nel secolo scorso.

Ma andiamo con ordine.

Le elezioni politiche sono alle porte, anticipate o meno. Le probabilità che vinca il M5S restano alte. Malgrado una serie di «incidenti» sempre più gravi – in realtà clamorose contraddizioni, inadempienze, magagne – in cui il movimento inciampa e incappa con sempre maggiore frequenza.

Ma la forza dei candidati M5S che saranno prescelti sta tutta nell’indecenza degli altri e dunque viene alimentata di continuo dal «perseverare diabolicum» della partitocrazia (in tutte le sue concorrenziali sigle) nella corruzione, nella menzogna spudorata, nella mediocrità allucinante delle sue «nuove leve».

Se vincesse, tuttavia, per il M5S comincerebbe immediatamente un processo di implosione. Forse estremamente rapido. Ad accomunare militanti e dirigenti, infatti, nessuna cultura politica o solido orientamento comune. Il ricorso liturgico al «programma» suona risibile, visto che viene indossato e dismesso di fronte alle circostanze secondo i sondaggi e talvolta secondo i tuoi umori (ma ratificati con votazione fulminea sul web!).

A rappresentare plasticamente la situazione, l’uscita recente di due parlamentari europei: l’uno emigra nei verdi-rossi alla Cohn-Bendit, l’altro si accasa con i lepenisti. Divergenze insanabili di questa caratura praticamente su tutto, compresi i profili biografico-politici degli eletti.

Prendiamo i due sindaci donne divenuti simbolo: Chiara Appendino a Torino sembra uscita dallo stampo della borghesia progressista, di moralità tra giansenista e liberalgobettiana, concreta e meticolosa, che non cerca alibi nel «fardello del passato».

Virginia Raggi a Roma esibisce le stigmate del generone della destra più estrema, dallo «studio Previti» (avvocato di Berlusconi e suo ministro) ai collaboratori del neo-ex-post fascista sindaco Alemanno (compresi quelli sfiorati o finiti nell’inchiesta di «mafia capitale»).

E la Raggi viene «salvata» o messa sotto tutela secondo improvvisazioni, compresi tuoi «innamoramenti» o relazioni personali casuali. Per sostituire tre dei «quattro amici al bar» (così si chiamava la chat riservata della Raggi con gli indagati, ora al setaccio degli inquirenti) avete imposto come assessore al bilancio un fidato di Casaleggio, l’imprenditore Colomban (con trascorse simpatie di destra e «indipendentista veneto»), un vicesindaco, Luca Bergamo, che ha lavorato con le giunte Veltroni e un assessore all’ambiente (e rifiuti), Pinuccia Montanari, che ha svolto lo stesso ruolo nelle giunte (di centro-sinistra) di Reggio Emilia e di Genova.

Queste «estroversioni» danno risultati talvolta ottimi talvolta pessimi. Come al tavolo della roulette. Del resto una roulette, e forse peggio, è il meccanismo di selezione dei candidati. Che devono mandare un video di alcuni minuti, come nel casting per un Grande Fratello. Se lo passano, devono sottoporsi alla «graticola» (ma anche no, dipende dagli Umori Apicali). Si diventa candidati sindaco di una grande città anche con qualche decina di voti.

Cosa hanno a che fare con le doti politiche di lotta e di rappresentanza la fotogenia, la simpatia di pelle o di viscere, la prontezza della battuta? Che alternativa rappresentano alla politica-spettacolo, poiché non contano le lotte reali nella società civile o l’argomentazione ragionata delle proposte?

Ma senza dia-logos (argomentazione razionale contro argomentazione razionale!), non esiste democrazia bensì plebiscito. O, appunto, roulette.

Queste procedure da X Factor o Amici della De Filippi colmano di disdoro la critica altrimenti sacrosanta al verticismo dei nominati, alla logica dell’obbedienza, che vige nella partitocrazia: la roulette della «comunarie» o «parlamentarie» rischia strutturalmente la subalternità al conformismo post-mediatico più becero, quello del web, luogo di spurghi dei fondali psichici, non del voto della «base», cioè a ragion veduta.

Ora, quello della caratura democratica delle procedure è il primo e irrinunciabile spartiacque tra destra e sinistra, tra oligarchia e sovranità (che implica conoscenza, lavoro comune in carne e ossa, argomentazione reciproca). Essere «oltre» su questo significa nei fatti virare alla variante di destra oligarchica, benché temperata dalle propizie eccezioni dell’alea e mascherata dai like/voti a maggioranza.

Ma anche su tasse, corruzione e mafia, autonomia della magistratura, giornali e tv, l’oscillazione tra le affermazioni, l’opacità da vaghezza, i conflitti tra il dire e il fare, sono moneta 5 Stelle sempre più corrente. Il «reddito di cittadinanza» è un’opzione seria ma non può diventare il surrogato di una politica economica, sociale, industriale, che latita. Per non parlare di Putin, Erdogan, Trump e altri «statisti» sempre più incensati.

Sull’euro non basta invocare il referendum, anche Ponzio Pilato lo proponeva, una forza politica che si candida a governare deve avere la propria adamantina scelta da proporre.

Infine, se è vero che la teoria della post-truth è solo l’assoluzione plenaria con cui la partitocrazia vuole far scordare di aver governato sempre con dosi industriali di menzogne, è altrettanto vero che il web è anche il luogo dove coltivare impunemente la superstizione pura e semplice. Che su vaccini, cure alternative per il cancro e molto altro, sui siti a cinque stelle furoreggiano non poco.

Insomma: le forze partitocratiche di destra e di «sinistra» ogni giorno lavorano per portare consensi al M5S, che però sembra fermamente intenzionato a fare di tutto per dissiparli.

Con l’affetto di un elettore (fino a quando lo renderete possibile)
tuo Paolo Flores d’Arcais
(copyright Paolo Flores d’Arcais)


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