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5 giugno 2018

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Parte il governo del cambiamento: le dichiarazioni programmatiche del Presidente Conte in Parlamento


Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, desidero innanzitutto rivolgere un saluto al Presidente della Repubblica, che rappresenta l’unità nazionale e che ha accompagnato le prime non facili fasi di formazione di questo Governo.

Entrando per la prima volta in quest’Aula e nel parlarvi oggi, avverto pesante la responsabilità per ciò che questo luogo rappresenta. Esso conserva la memoria di molti e significativi passaggi della nostra storia istituzionale. Ma la maniera migliore che abbiamo oggi per onorare questa nobile tradizione è offrire risposte concrete ai bisogni dei cittadini. La crescente disaffezione verso le istituzioni, la progressiva perdita di prestigio di chi ha l’onore di ricoprire cariche al loro interno devono spingere tutti noi a un supplemento di responsabilità, che passa necessariamente attraverso una maggiore apertura nei confronti delle istanze reali che vengono da chi vive fuori da questi Palazzi. Il ruolo e l’autorevolezza di Governo e Parlamento non possono basarsi esclusivamente sugli altissimi compiti che ad essi assegna la nostra Carta fondamentale. Vanno conquistati giorno dopo giorno, operando con disciplina e onore, mettendo da parte le convenienze personali e dimostrando di meritare tali gravose responsabilità.

Con questo spirito e questa consapevolezza oggi ci presentiamo a voi per chiedere la fiducia, a favore non solo di una squadra di Governo, ma anche di un progetto: un progetto per il cambiamento dell’Italia; un progetto che è stato formalizzato sotto forma di contratto dalle due forze politiche che formano la maggioranza parlamentare; composto a partire dai programmi elettorali presentati alle elezioni e votati dalla maggioranza degli italiani, nonché ulteriormente legittimato dalle votazioni a cui le due forze politiche hanno chiamato i rispettivi iscritti e sostenitori.

Il programma di Governo, i cui contenuti anche chi vi parla ha condiviso, sia pure in forma discreta, sin dalla fase della sua elaborazione, è quindi forte di una duplice legittimazione, formale e sostanziale. Gli obiettivi che la squadra di Governo si ripromette di raggiungere sono affidati alla pagina scritta, perché le forze politiche che compongono la maggioranza li hanno dichiarati in modo trasparente, vincolandosi ad adottare tutte le iniziative e tutte le misure necessarie a perseguirli.

Solo una volta messi a punto i contenuti del contratto, entrambe le forze politiche, in seguito alle vicissitudini che ben conosciamo, hanno deciso di comune accordo di proporre al Capo dello Stato il mio nome per assumere la guida del Governo. Sono grato a chi, rinunciando a legittime ambizioni personali, ha saputo porre davanti a tutto l’interesse generale, per un progetto che supera le persone chiamate a portarlo avanti e che mi fa avvertire ancora più intensamente – se mi permettete – la responsabilità che mi sono assunto, ben consapevole delle prerogative che l’articolo 95 della Costituzione riconosce e attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri.

Com’è noto, non ho pregresse esperienze politiche. Sono un cittadino che, in virtù dell’esperienza di studio e professionale maturata, si è dichiarato disponibile, nel corso della campagna elettorale, ad assumere eventuali responsabilità di Governo con una delle due forze politiche e successivamente ad accettare l’incarico di formare e dirigere il Governo, rendendosi anche garante dell’attuazione del contratto per il Governo del cambiamento.

Assumo questo compito con umiltà ma anche con determinazione, con la consapevolezza dei miei limiti ma anche con la passione e l’abnegazione di chi comprende il peso delle altissime responsabilità che gli sono affidate. Non sono mosso da null’altro che da spirito di servizio. Sono profondamente onorato di poter offrire il mio impegno e le mie competenze per difendere gli interessi dei cittadini di questo meraviglioso Paese.

Come già ho avuto modo di anticipare, mi propongo a voi e, attraverso voi, ai cittadini come l’avvocato che tutelerà l’interesse dell’intero popolo italiano. Qualcuno ha considerato queste novità in termini di netta cesura con le prassi istituzionali che sin qui hanno accompagnato la storia repubblicana; quasi un attentato alle convenzioni non scritte che hanno caratterizzato l’ordinario percorso istituzionale del nostro Paese. Tutto vero. Dirò di più: non credo si tratti di una semplice novità. La verità è che abbiamo apportato un cambiamento radicale del quale siamo orgogliosi.

Rispetto a prassi che prevedevano valutazioni scambiate nel chiuso di conciliaboli tra leader politici per lo più incentrate sulla ripartizioni di ruoli personali e ben poco sui contenuti del programma, noi inauguriamo una stagione nuova, non nascondendo le difficoltà e le rinunce reciproche nel segno della trasparenza e della chiarezza nei confronti degli elettori.
Presentarsi oggi nel segno del cambiamento è quindi non un’espressione retorica o propagandistica, ma una scelta fondata sulla necessità di aprirsi al vento nuovo che soffia da tempo nel Paese e che ha prodotto, all’esito delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, una geografia del consenso politico completamente inedita.

Non esistono più forze politiche che esprimono come un tempo complessive visioni del mondo, che ispirano la loro azione – vale a dire – in base a sistemi ideologici perfettamente identificabili. Il tramonto delle ideologie forti risale a decenni or sono ed è dimostrato dal fatto che gli ultimi Governi hanno promosso iniziative politiche di difficile collocazione, secondo le categorie politiche più tradizionali. Il contratto posto a fondamento del nostro Governo è stato giudicato – a seconda dei punti di vista – di destra e di sinistra. Rispettiamo chi ha voluto esprimere queste valutazioni, ma non possiamo che segnalarne l’insufficienza, l’incapacità di comprendere i bisogni profondi che vengono dal Paese.

Personalmente, ritengo più proficuo distinguere gli orientamenti politici in base all’intensità del riconoscimento dei diritti e delle libertà fondamentali della persona.
Vero è che noi vogliamo rivendicare, per l’azione di Governo, nuovi criteri di valutazione. Pragmaticamente ci assumiamo la responsabilità di affermare che, qui e oggi, ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per i cittadini e per il nostro Paese; politiche che riescono ad assicurare il benessere e una migliore qualità di vita dei cittadini e politiche che, invece, compromettono questi obiettivi.

Le forze politiche che integrano la maggioranza di Governo sono state accusate di essere populiste, antisistema. Bene, sono formule linguistiche che ciascuno è libero di declinare. Se populismo è l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente – e qui traggo ispirazione dalle riflessioni di Dostoevskij, nelle pagine di «Puškin» – se antisistema significa mirare a introdurre un nuovo sistema che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere, ebbene, queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni. A voler leggere con attenzione il contratto di Governo, emerge come l’attenzione ai bisogni dei cittadini sia condotta nel segno alto della politica con la «P» maiuscola, con l’obiettivo di dare concreta attuazione ai valori fondanti della nostra Costituzione.

Nel contratto, accanto a misure più immediate, sono presenti anche profonde riforme di carattere strutturale. Se vogliamo restituire all’azione di Governo un più ampio orizzonte di senso, dobbiamo mostrarci capaci di alzare lo sguardo, sforzandoci di perseguire i bisogni reali dei cittadini in una prospettiva di medio-lungo periodo. Diversamente, la politica perde di vista il principio di responsabilità che impone di agire – lo raccomandava il filosofo Jonas – non solo guardando al bisogno immediato, che rischia di tramutarsi in mero tornaconto, ma anche progettando la società che vogliamo lasciare ai nostri figli, ai nostri nipoti.
Il cambiamento non sarà solo nelle parole e nello stile, ma anche e soprattutto nel metodo, nei contenuti. Dal punto di vista metodologico, la nostra iniziativa si
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articolerà su tre fronti: l’ascolto, perché prima di tutto vengono i bisogni dei cittadini, e in questo, ovviamente, ci aiuteranno anche il Parlamento e i nuovi strumenti di democrazia diretta che il contratto si propone di introdurre; l’esecuzione, perché vogliamo essere pragmatici: se una norma, un ente o un istituto non funzionano è giusto abolirli; se funzionano, è giusto potenziarli; se mancano, è giusto crearli. Vi è poi il controllo: i provvedimenti che adotteremo hanno obiettivi che devono essere raggiunti; saremo i primi a monitorare, con severità e rigore, la loro efficacia, intervenendo immediatamente con le necessarie correzioni. Ascolto, esecuzione e controllo saranno i tre pilastri dell’azione di Governo nel segno della piena trasparenza.
Cambiamento nei contenuti. Il cambiamento – come dicevo – sarà anche nei contenuti. Cambia – ad esempio – il fatto che la prima preoccupazione del Governo saranno i diritti sociali che, nel corso degli ultimi anni, sono stati progressivamente smantellati , con i risultati che conosciamo: milioni di poveri, milioni di disoccupati, milioni di sofferenti. È ora di dire che i cittadini italiani hanno diritto a un salario minimo orario, affinché nessuno venga più sfruttato, hanno diritto a un reddito di cittadinanza e a un reinserimento al lavoro qualora si ritrovino disoccupati; hanno diritto a una pensione dignitosa; hanno diritto a pagare in maniera semplice tasse eque. C’è di nuovo che il debito pubblico lo vogliamo ridurre, ma vogliamo farlo con la crescita della nostra ricchezza, non con le misure di austerità, che negli ultimi anni hanno contribuito a farlo lievitare. Il cambiamento è in una giustizia rapida ed efficiente e dalla parte dei cittadini, con nuovi strumenti come la class action, l’equo indennizzo per le vittime di reati violenti , il potenziamento della legittima difesa .
Cambia che metteremo fine al business dell’immigrazione. Metteremo fine al business dell’immigrazione, che è cresciuto a dismisura sotto il mantello della finta solidarietà.
Cambia che combatteremo la corruzione con metodi innovativi come il DASPO ai corrotti e con l’introduzione dell’agente sotto copertura.
Cambia che vogliamo un Paese a misura dei cittadini diversamente abili – e sono milioni – che troppo spesso si ritrovano abbandonati a sé stessi e alle loro famiglie.
Cambia che vogliamo rescindere il legame tra politica e sanità, per rendere quest’ultima finalmente efficiente su tutto il territorio nazionale. Cambia che aumenteremo fondi, mezzi e dotazioni per garantire la sicurezza in ogni città.
Cambia che presteremo adeguata attenzione alle famiglie, specialmente quelle in difficoltà.
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Ho richiamato solo alcune parti del contratto ma, se anche realizzassimo solo le innovazioni che ho appena indicato, i cittadini percepirebbero immediatamente che il vento nuovo non ha soffiato invano. Percepirebbero che il vento del cambiamento sta soffiando dappertutto, nelle grandi città e nei piccoli Comuni; percepirebbero che la loro qualità della vita è migliorata e si sentirebbero ancora più uniti e orgogliosi di vivere in questo nostro bellissimo Paese.
Non mi soffermerò in dettaglio a illustrare tutti i singoli obiettivi che abbiamo a fondamento di questa azione di Governo e che sono indicati nel contratto. Di seguito, tuttavia, riassumerò alcuni indicazioni su alcuni temi più rilevanti e anticiperò anche in quale direzione si esplicherà il mio personale e più specifico contributo.
In tema di lavoro, in questo tempo di crisi e difficoltà, ci impegniamo a dare sostanza alla previsione contenuta nel primo articolo della nostra Costituzione, che fonda la Repubblica sul lavoro. Vogliamo costruire un nuovo patto sociale, trasparente ed equo, fondato sulla solidarietà, ma anche sull’impegno, consapevoli che solo con la partecipazione di tutti allo sviluppo del Paese potremo garantire un futuro di prosperità anche ai nostri figli. Vogliamo dare voce ai tanti giovani che non trovano lavoro, a quelli che sono costretti a trasferirsi all’estero e a quelli che rimangono qui inattivi, che si rinchiudono in se stessi e si avviliscono. In un caso come nell’altro, finiamo per dissipare preziose risorse dello Stato. Vogliamo dare voce alle tante donne, spesso più istruite e più tenaci di noi uomini, che sul posto di lavoro sono ancora inaccettabilmente discriminate e meno pagate e che si sentono sole quando decidono di mettere al mondo un bambino.
La diffusione di nuove tecnologie e dell’economia della condivisione crea nuove opportunità imprenditoriali e rende disponibili servizi innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di marginalizzazione, a nuove forme di sfruttamento. Dobbiamo farci carico di tali trasformazioni non per combattere uno sviluppo per molti versi irreversibile, ma per assicurare, in ogni caso, il rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori e per garantire che il lavoro sia sempre strumento di realizzazione personale e umana.
In materia di ambiente, l’azione di Governo sarà costantemente incentrata sulla tutela dell’ambiente, sulla sicurezza idrogeologica del nostro territorio e sullo sviluppo dell’economia circolare. Con le nostre scelte politiche ci adopereremo per anticipare i processi – peraltro già in atto – di decarbonizzazione del nostro sistema produttivo. Non vogliamo assistere passivamente all’evolversi della realtà che ci circonda, magari assecondando gli interessi particolari di singoli attori economici. Ci impegniamo a governare questi processi aperti all’innovazione tecnologica nel segno dello sviluppo
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al servizio dell’uomo. Vogliamo rivendicare, anche in questo campo, un ruolo alto della politica, che sia capace di orientare e governare i cambiamenti della realtà sociale, economica e culturale. Non siamo disponibili a sacrificare l’ambiente e il progetto di una blue economy per scopi altri. Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi dell’intelligenza artificiale e utilizzare big data per cogliere tutte le opportunità della sharing economy.
In materia di scenari internazionali, mercati e sicurezza, intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato, tradizionalmente privilegiato.

Ma attenzione! Saremo fautori di una apertura verso la Russia. Una Russia che ha consolidato, negli ultimi anni, il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa.
Com’è noto, i processi di integrazione dei mercati che si sono realizzati negli ultimi anni hanno operato una completa ridefinizione dei rapporti e dei confini tra politica, economia, diritto. Nel nuovo spazio globale l’economia (o, meglio ancora, la finanza) ha conquistato una posizione di assoluta preminenza. È divenuta, come ha osservato, James Hillman, la vera religione universale del nostro tempo.

La politica, ma anche il diritto, hanno perso terreno. Abbiamo difficoltà. Tutti abbiamo difficoltà a perseguire forti e coerenti azioni politiche, come pure a realizzare efficaci e armoniose discipline giuridiche. La politica, in particolare, stenta a governare processi sociali ed economici così complessi e integrati. Ma la risposta non è negare le difficoltà. Dobbiamo trovare il modo di rafforzare, anche all’interno delle strutture sovranazionali, i processi di legittimazione democratica, potenziando le istituzioni rappresentative della volontà dei popoli.

In materia di Europa, l’eliminazione del divario di crescita tra l’Italia e l’Unione europea è un nostro obiettivo, che dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati. Il debito pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile. Va comunque perseguita la sua riduzione, anche, e soprattutto, in una prospettiva di crescita economica. La politica fiscale di spesa pubblica dovrà essere orientata al perseguimento degli obiettivi richiamati di crescita stabile e sostenibile.
In Europa verranno portati con forza questi temi, per un adeguamento della sua governance, un adeguamento già al centro della riflessione e della discussione di tutti i Paesi membri dell’Unione. Siamo moderatamente ottimisti sul risultato di queste riflessioni e fiduciosi della nostra forza negoziale, perché siamo di fronte a una situazione in cui gli interessi dell’Italia in questa fase della costruzione europea vengono a coincidere con gli interessi generali dell’Europa e con l’obiettivo di prevenire un suo eventuale declino.

L’Europa è la nostra casa; è la casa di noi tutti. Quale Paese fondatore, noi abbiamo pieno titolo di rivendicare una Europa più forte e anche più equa, nella quale l’Unione economica e monetaria sia orientata a tutelare i bisogni dei cittadini per bilanciare più efficacemente i principi di responsabilità e di solidarietà.
Quanto ai privilegi della politica, negli anni a noi più prossimi abbiamo visto ridurre gli investimenti pubblici e comprimere servizi fondamentali. Sono rimasti intatti, tuttavia, i privilegi della politica e i suoi sprechi. Questo Governo intende agire con risolutezza.

La lotta ai privilegi della politica e agli sprechi non è una questione meramente simbolica. Se i comuni cittadini affrontano quotidianamente mille difficoltà e umiliazioni perché non hanno un lavoro, hanno una pensione al di sotto della soglia della dignità, lavorano guadagnando un salario irrisorio, non è tollerabile che la classe politica non ne tragga le dovute conseguenze in ordine al proprio trattamento economico.

È una questione che deve interessare tutti, perché, diversamente, si rompe il patto di fiducia dei cittadini nei confronti delle proprie istituzioni.
Occorre operare un taglio alle pensioni e ai vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e dei dipendenti degli organi costituzionali, introducendo anche per essi il sistema previdenziale dei normali pensionati.

Le cosiddette pensioni d’oro sono un altro esempio di ingiustificato privilegio che va contrastato. Interverremo sugli assegni superiori ai 5.000 euro netti mensili, nella parte non coperta dai contributi versati. Opereremo risparmi in tutte le sedi possibili e sono convinto che ci ritaglieremo ampi margini di intervento e conseguiremo risultati significativi.

Passo alla materia della giustizia. In questo ambito il nostro obiettivo è ricostruire il rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti del sistema giustizia. Di recente si è registrato un declino delle iniziative di tutela giudiziaria. In realtà, non è venuta meno la domanda di giustizia, quanto – piuttosto – i processi costano troppo e durano troppo a lungo.
Questo vale per i cittadini e per le imprese, con la conseguenza che la scarsa efficienza del servizio giustizia si sta rivelando un limite alla crescita economica e un deterrente nei confronti degli investitori stranieri. Nell’economia contemporanea, come ricorda il sociologo Ulrich Beck, il vero pericolo è la minaccia di non invasione da parte degli investitori, oppure la loro partenza.

Nel contratto di Governo sono indicati alcuni precisi obiettivi: la semplificazione e la riduzione dei processi, l’abbassamento dei costi di accesso alla giustizia, il rafforzamento delle garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini.
Inaspriremo le pene per il reato di violenza sessuale, oltre all’equo indennizzo a favore delle vittime. Assicureremo la certezza della pena, onde evitare che i cittadini onesti perdano fiducia nella giustizia. Ove necessario, aumenteremo il numero di istituti penitenziari, anche al fine di assicurare condizioni migliori alle persone detenute, ferma restando la funzione riabilitativa costituzionalmente prevista per la pena, che impone di individuare adeguati percorsi formativi e lavorativi.
Riformeremo anche la prescrizione. La prescrizione deve essere restituita alla sua funzione originaria, non deve essere ridotta a mero espediente per sottrarsi al giusto processo.

Contrasto della corruzione e dei poteri criminali; rafforzeremo le strategie di contrasto della corruzione e dei poteri criminali. Contrasteremo la corruzione che si insinua in tutti gli interstizi delle attività pubbliche, altera la parità di condizioni tra gli imprenditori, degrada il prestigio delle pubbliche funzioni. Aumenteremo le pene per i reati contro la pubblica amministrazione con l’introduzione del Daspo per i corrotti e corruttori. Rafforzeremo l’azione degli agenti sotto copertura in linea con la convenzione di Merida. Saranno maggiormente tutelati coloro che dal proprio luogo di lavoro denunceranno i comportamenti criminosi che si compiono all’interno dei propri uffici. Contrasteremo con ogni mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le loro economie.

Contrasteremo con ogni mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le loro economie e colpendo le reti di relazioni che consentono alle organizzazioni criminali di rendersi pervasive nell’ambito del tessuto socio economico.

Per quanto riguarda il conflitto d’interessi, esso è un tarlo che mina il nostro sistema economico e sociale sin nelle sue radici e impedisce che il suo sviluppo avvenga nel rispetto della legalità e secondo le regole della libera competizione. Soggetti che sono istituzionalmente investiti dell’obiettivo di perseguire interessi collettivi e che dovrebbero improntare le loro iniziative ad una logica imparziale, in realtà vengono sovente sorpresi a perseguire il proprio tornaconto personale. Rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta che la gente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa. Occorre rafforzare inoltre le garanzie e i presidi utili a prevenire l’insorgenza di potenziale conflitto di interesse.

In materia di reddito e pensione di cittadinanza, anche in Italia, come in altri Paesi, le diseguaglianze si sono aggravate e le povertà si sono moltiplicate. A coloro che vivono in condizioni di disagio socio economico è preclusa la possibilità di sviluppare a pieno la propria personalità e di partecipare in modo effettivo all’organizzazione politica economica e sociale del nostro Paese, ai sensi dell’articolo 3, comma 2, della Costituzione.

L’obiettivo del Governo è assicurare un sostegno al reddito a favore delle famiglie più colpite dal disagio socioeconomico.
Il beneficio verrà commisurato alla composizione del nucleo familiare e sarà condizionato alla formazione professionale e al reinserimento lavorativo. Ci proponiamo, in una prima fase, di rafforzare i centri per l’impiego in modo da sollecitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro con la massima efficienza e celerità possibili. Nella seconda fase verrà poi erogato il sostegno economico vero e proprio.

Ci premureremo di intervenire anche a favore dei pensionati che non hanno un reddito sufficiente per vivere in modo dignitoso, introducendo una pensione di cittadinanza.
Immigrazione: un primo banco di prova del nuovo modo in cui vogliamo dialogare con i partner europei è certamente la disciplina dell’immigrazione. È a tutti evidente come la gestione dei flussi migratori finora attuata ha rappresentato un fallimento. L’Europa ha consentito – dobbiamo dirlo con forza – chiusure egoistiche di molti Stati membri che hanno finito per scaricare sugli Stati frontalieri – e in primo luogo sul nostro Paese – gli oneri e le difficoltà che invece avrebbero dovuto essere condivisi. Per questo chiederemo con forza il superamento del Regolamento di Dublino al fine di ottenere l’effettivo rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità e di realizzare sistemi automatici di ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo.

Fin dal primo positivo colloquio che ho avuto con la Cancelliera Merkel ho rimarcato l’importanza di questo tema e le successive dichiarazioni rilasciate dalla medesima
durante lo scorso fine settimana dimostrano come si stia affermando la consapevolezza che l’Italia non può essere lasciata sola di fronte a tali sfide.
Non siamo e non saremo mai razzisti. Noi vogliamo che le procedure mirate all’accertamento dello status di rifugiato siano certe e veloci, anche al fine di garantire più efficacemente i loro diritti e di non lasciarli nell’incertezza.

Noi difendiamo e difenderemo gli immigrati che arrivano regolarmente sul nostro territorio, lavorano, si inseriscono nelle nostre comunità, rispettandone le leggi e, anzi, offrendo un contributo che riteniamo decisivo allo sviluppo del Paese. Ma per garantire l’indispensabile integrazione non dobbiamo solo combattere con severa determinazione le forme più odiose di sfruttamento legate al traffico di esseri umani, perpetrate da scafisti privi di scrupoli.

Dobbiamo anche riorganizzare e rendere efficiente il sistema dell’accoglienza, assicurando trasparenza sull’utilizzo dei fondi pubblici ed eliminando ogni forma d’infiltrazione della criminalità organizzata. Ove non ricorrano i presupposti di legge per la loro permanenza, ci adopereremo al fine di rendere effettive le procedure di rimpatrio e affinché in sede europea tutti i Paesi terzi che vorranno stringere accordi di cooperazione con un Paese membro dell’Unione accedano alla sottoscrizione di accordi bilaterali di gestione dei flussi migratori.

Non siamo affatto insensibili. Una riflessione merita questa tragica vicenda, occorsa giorni orsono: Sacko Soumaila è stato ucciso con un colpo di fucile. Era uno tra i mille braccianti con regolare permesso di soggiorno che tutti i giorni in questo Paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari dobbiamo tutti, se me lo permettete, un commosso pensiero. Ma questo non basta: la politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare di questo programma di Governo.

In materia di riforma tributaria, il nostro sistema tributario è datato, è stato formulato molti anni orsono e non rispecchia più l’attuale realtà socioeconomica. È paradossale: le grandi società che operano nello spazio transnazionale riescono a nascondere le loro ricchezze nei paradisi fiscali, mentre le piccole aziende e i piccoli contribuenti rimangono schiacciati da un’elevata pressione fiscale. Ha ragione Kotler: occorre «Ripensare il capitalismo». Nel frattempo, però, ci ripromettiamo di introdurre misure rivoluzionarie, che conducano a un’integrale revisione del sistema impositivo dei redditi, delle persone fisiche e delle imprese.

La nostra pressione fiscale, unita a un eccesso di burocrazia, infatti, incide negativamente sulla qualità del rapporto tributario tra lo Stato e i contribuenti, nonché sulla competitività del nostro Paese. L’obiettivo è la flat tax, ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire, però, la progressività dell’imposta in accordo con i principi costituzionali. Solo così sarà possibile pervenire a una drastica riduzione dell’elusione e dell’evasione fiscale – non ci siamo riusciti per anni – con conseguenti benefici in termini di maggiore risparmio d’imposta, maggiore propensione al consumo e agli investimenti e maggiore base imponibile.

È questa l’occasione per rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti all’insegna della buona fede, della reciproca collaborazione tra le parti. Mi piace ragionare di «alleanza finanziaria», esemplando l’alleanza terapeutica che abbiamo elaborato nei rapporti tra medico e paziente. Ma un concetto deve essere qui ribadito con assoluta chiarezza: occorre inasprire necessariamente l’attuale quadro sanzionatorio amministrativo e penale, al fine di assicurare il carcere vero per i grandi evasori.

In materia di ricerca scientifica siamo orgogliosi che nei prossimi giorni ben undici giovani tra ricercatrici e ricercatori italiani – pensate – saranno insigniti, alcuni per la seconda volta, con il prestigioso riconoscimento che li individua tra i migliori del mondo per i lavori condotti nella ricerca sul cancro. Spiace però constatare che molti di loro, al pari di tanti colleghi che si fanno onore a livello globale nei diversi settori della ricerca scientifica, siano stati costretti ad abbandonare il nostro Paese per operare in università e centri di ricerca stranieri.

Le nostre scuole, le nostre università sono in grado di formare eccellenze, assolute eccellenze in tutti i settori, anche se purtroppo non siamo in grado di mantenerle e trattenerle nel nostro Paese e questo è un grave deficit culturale, oltre che economico. Vogliamo invertire la rotta, ce la dobbiamo fare, ce la dobbiamo mettere tutta, offrendo ai migliori dei nostri ricercatori e anche a quelli stranieri concrete possibilità di proseguire le proprie attività nel nostro Paese, formando altri scienziati e insieme trasferendo il frutto del loro lavoro nel nostro tessuto economico e produttivo, non nel tessuto altrui. Solo attraverso lo sviluppo delle attività più avanzate e innovative potremo mantenere in Italia – e su questo c’è un grave rischio che corriamo – le filiere produttive che oggi costituiscono l’ossatura su cui si fonda la nostra ricchezza, regalando un futuro di sviluppo e crescita ai nostri figli e nipoti.

Quanto alla sanità, il documento di economica e finanza – credo che sia a voi noto – che è stato già deliberato, prevede una contrazione della spesa sanitaria. Sarà compito di questo Governo invertire questa tendenza per garantire la necessaria equità nell’accesso alle cure. Le differenze socio-economiche non possono, non devono risultare discriminanti ai fini della tutela della salute per i nostri cittadini.

Perseguiremo una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi, sia in ordine ai volumi, alla qualità, agli esiti delle cure, sia in ordine alla gestione dei conti. Il Governo lavorerà, d’intesa con le Regioni e le Province autonome, per implementare modelli organizzativi più efficienti, in grado di garantire una corretta presa in carico dei pazienti, favorendo la promozione e la prevenzione della salute, attraverso l’integrazione dei servizi sociosanitari, oltre che al potenziamento della medicina del territorio.

Vogliamo ottenere la riduzione dei tempi delle liste d’attesa. Care senatrici, cari senatori, vogliamo che le nomine apicali delle strutture manageriali nel mondo della sanità avvengano, come è normale che sia, in base a criteri esclusivamente meritocratici e rigorosamente al riparo da indebite influenze politiche.

In tema di Internet, la società del domani sarà sempre più caratterizzata dalle reti infotelematiche, da Internet, uno spazio pubblico infinito che facilita la produzione, l’accesso alla conoscenza, crea opportunità ed innovazione, riduce la distanza tra i cittadini e i luoghi della democrazia, aumenta la trasparenza dei processi decisionali. Siamo però consapevoli – dobbiamo esserlo tutti – che la direzione verso cui questo progresso tecnologico si sviluppa non è neutra. Dobbiamo far sì che la direzione di sviluppo sia pienamente compatibile con la tutela dei diritti fondamentali della persona e con le esigenze della collettività. Questa è una sfida determinante. Dobbiamo rafforzare alcune garanzie giuridiche e istituzionali, in modo da consentire la definitiva affermazione della cittadinanza digitale. L’accesso a Internet va assicurato a tutti i cittadini, in quanto diritto fondamentale e precondizione dell’effettivo esercizio dei diritti democratici, ai sensi ancora una volta del secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione. Occorre assicurare un elevato livello di protezione dei dati personali, in quanto sussiste un circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso della rete, inclusione sociale e crescita economica.

Sussidiarietà e terzo settore. L’azione di Governo sarà sensibile anche al principio di sussidiarietà, che impone di limitare l’azione dei pubblici poteri quando l’iniziativa dei privati, singoli oppure organizzati in strutture associative, possa rivelarsi più efficiente. Siamo consapevoli – e dobbiamo esserlo tutti – che il terzo settore e tutti gli organismi che lo affollano offrono modelli di sviluppo sostenibile e contribuiscono a realizzare un circuito di solidarietà che favorisce le persone fragili e più bisognose. Le iniziative no profit sovente si inseriscono negli spazi della nostra società dove più intensa è la sofferenza, contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, a rafforzare la coesione sociale, aiutano a disegnare un futuro migliore. Intendiamo porre in essere tutti i provvedimenti, anche correttivi, che consentano la piena realizzazione di un’efficace riforma del terzo settore, che sia effettiva anche sul piano delle ricadute fiscali.

Vorrei in questa sede ricordare, in particolare, il contributo al miglioramento della qualità della vita offerto dalla pratica sportiva e assicurato dalle esperienze di volontariato attraverso migliaia di piccole associazioni sportive dilettantistiche. È questa una dimensione dello sport che ci piace in modo particolare e che vogliamo valorizzare.

Impresa e sviluppo. Siamo consapevoli che il rilancio della nostra economia passa attraverso lo spirito d’iniziativa, le qualità di tanti piccoli imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani, i quali, attraverso mille difficoltà, tengono alta la tradizione di impegno e di laboriosità che costituisce una delle caratteristiche più autentiche del nostro tessuto produttivo.

Ci proponiamo di creare per loro un ambiente favorevole, in modo che la pubblica amministrazione non sia un avversario da cui difendersi, ma un alleato con cui cooperare. Agiremo in modo da favorire le imprese che innovano, che assumono nuovo personale, che rispettano le regole della libera competizione. Intendiamo promuovere le imprese che adottano prassi socialmente responsabili, che improntano le loro iniziative economiche al principio di precauzione, in modo da prevenire l’impatto negativo delle loro azioni sull’ambiente e assicurare un contesto idoneo a tutelare i diritti dei propri lavoratori. Promuoveremo una disciplina che rivede integralmente la tradizionale legge fallimentare nel segno di un approccio più ampio e più organico, che abbandoni la logica meramente sanzionatoria e affronti in modo ampio e articolato il fenomeno, molto più ampio, della cosiddetta crisi di impresa.

In materia di dialogo con le parti sociali, questo Governo si ripropone di recuperare, in forme nuove e più efficaci, il dialogo sociale con le varie associazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. Dovremo ridefinire, sulla base di criteri oggettivi, il principio di rappresentatività, che è in declino, in maniera assolutamente trasparente. Per questa via, otterremo che tutti siano invitati, ciascuno in base alle proprie sensibilità e competenze, a ridare un nuovo slancio alle proprie iniziative, nella consapevolezza che il loro impegno e le loro proposte, se ispirati all’interesse generale del Paese e delle varie comunità, anche locali, saranno apprezzati e tenuti in considerazione.

Occorre rimettere in moto in maniera corale tutte le molteplici energie positive del nostro Paese, restituire vitalità all’industria, specialmente esportatrice, al tessuto delle innumerevoli piccole medie e imprese nell’ambito del commercio, dei servizi e dell’artigianato, alle cooperative autentiche, al mondo agricolo, alle sue filiere che promuovono il made in Italy nel mondo, alle banche trasparenti al servizio dell’economia reale.

Mi avvio a semplificare un attimo le battute finali. Saremo molto attenti però – vi anticipo – al tema della semplificazione, deburocratizzazione e digitalizzazione. Un solo cenno qui, che vi riassumo: dobbiamo ridare slancio agli appalti pubblici, che sono e possono diventare una leva fondamentale della politica economica del Paese. Negli ultimi anni c’è una stasi totale, determinata per buona parte anche dalle incertezze interpretative e da talune rigidità, purtroppo collegate anche al nuovo codice dei contratti pubblici. Noi vogliamo la legalità, ma dobbiamo superare il formalismo fine a se stesso che ancora domina questa disciplina, poiché la forma non può essere scambiata per legalità. Troppo spesso – chi ne ha esperienza lo sa – gare formalmente perfette nascondono corruzione e non impediscono la cattiva esecuzione.

Dobbiamo assicurare il rispetto rigoroso dei tempi di consegna delle opere ma anche la qualità dei lavori e delle forniture e l’efficienza dei servizi.
Il Governo presterà la dovuta attenzione anche alle legittime istanze che verranno dai parlamentari eletti all’estero. Abbiamo già iniziato a meditare sulle criticità di un sistema di voto e sulla necessità di introdurre misure adeguate a prevenire il rischio che alle votazioni all’estero si accompagnino brogli.
Ci adopereremo per salvaguardare le Regioni ad autonomia speciale del Nord e del Sud del Paese nella convinzione che la prossimità, la sussidiarietà e la responsabilità, ove localmente concentrate, possano contribuire a migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini.

Mi avvio alla conclusione ma permettetemi di dedicare le ultime battute al Parlamento e anche ai Gruppi che si collocheranno all’opposizione. Voglio rivolgere una specifica considerazione ai Gruppi parlamentari che si collocheranno all’opposizione. Questo Governo non è espressione del vostro sentire ma si apre anche alle vostre valutazioni, nel rispetto dei ruoli. Qualora confermerete di non appoggiare questa iniziativa di Governo, vi chiedo però di esercitare le vostre prerogative di opposizione in modo costruttivo e leale. Le istituzioni non sono patrimonio di una sola forza politica. Sono la casa di tutti gli italiani e segnano la qualità del nostro ordinamento giuridico e del nostro vivere civile.

Un’opposizione anche ferma ma leale e costruttiva è il sale della dialettica politica e serve per il buon funzionamento dell’istituzione parlamentare e dell’intero sistema democratico. Anche al fine di onorare la centralità del Parlamento, vi anticipo sin d’ora che è mia intenzione utilizzare l’istituto delle interrogazioni a risposta immediata in accordo con le previsioni regolamentari di Camera e Senato.

Per questa via potremo confrontarci costantemente e, attraverso la vostra mediazione, mi sarà consentito di interloquire con i cittadini da voi rappresentati. La presenza del Governo nelle Aule e nelle Commissioni parlamentari sarà inoltre assicurata con forza da tutti i ministri i quali, in base alle rispettive competenze risponderanno alle vostre domande.

Personalmente mi impegno a rispettare le opinioni dissenzienti e le valutazioni contrarie che si leveranno da questi scranni. E a veicolare all’interno della compagine di Governo le posizioni che torneranno utili ad offrire maggiore solidità ed efficacia alle iniziative del Governo.
Saremo anche disponibili a valutare, in corso d’opera, l’apporto di Gruppi parlamentari che vorranno condividere il nostro cammino, e, se del caso, anche aderire successivamente al contratto di Governo, offrendo un apporto più… Così non affermiamo la centralità del Parlamento!

Dicevo, se del caso, potranno aderire successivamente al contratto di Governo, offrendo anche un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma.
Un pensiero finale – e concludo – va ai terremotati: una mia prima uscita pubblica in Italia sarà dedicata a loro.
Sono giunto alla fine del mio discorso. Il popolo si è espresso, ha chiesto il cambiamento. Adesso la parola sta a voi: il vostro voto di oggi sarà parte della storia del Paese. Grazie a tutti.


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