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17 novembre 2018

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Partigiani della scuola pubblica: «Sicurezza vs. Alfabetizzazione? Ovvero: che ci azzecca la sicurezza con la diffusione della conoscenza?»


I Partigiani della Scuola Pubblica intendono esprimersi in merito al decreto sicurezza di recente emanazione.
Il Decreto sicurezza introduce, tra le altre cose, una serie di misure intese a rendere più difficile e complicato l’inserimento dei migranti nel nostro tessuto sociale. Sul suo contenuto si è già autorevolmente pronunciato il Consiglio Superiore della Magistratura, definendolo incostituzionale e ribadendo che la sfida dell’immigrazione richiede, da parte della comunità internazionale, politiche condivise e solidali.

Ciò detto, che cosa contiene di tanto eversivo questo testo di legge? In pratica, esso incide, principalmente, su due fronti. Da una parte, riduce il contributo per l’inserimento (che, è bene ricordare, non va nelle tasche dei migranti, ma è pensato per permettere ai centri per l’accoglienza e altre istituzioni di operare efficacemente), dall’altro con una serie di misure mira a rendere molto più difficile l’iter di riconoscimento dello status di rifugiato, in modo che pochi, o quasi nessuno, possa più avvalersene.

Tra gli effetti della prima direttiva, ossia della riduzione del contributo, ci sarà la forzata rinuncia ad alcune facilitazioni, relative all’orientamento dei migranti, all’assistenza psicologica (ricordiamo che molti di essi hanno subito importanti traumi, di varia natura, durante la loro odissea) e, colpo da maestro, i corsi di lingua italiana, che venivano attivati in alcuni centri Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati).

Noi, come insegnanti, denunciamo questo grave insulto alla causa della integrazione, e lo giudichiamo vessatorio e discriminatorio, in particolare per quanto riguarda l’ultimo punto citato, ossia i corsi. Nello stesso provvedimento, si richiede, come criterio per il rilascio di un permesso di soggiorno prolungato, un livello di padronanza della lingua italiana (si parla del B1!) che può essere conseguito seguendo uno di questi corsi oppure con una lunga permanenza in Italia, cose che saranno appunto vietate ai richiedenti asilo.
Pertanto, disapproviamo, e con tutte le nostre forze ci opponiamo, a questo provvedimento.
Partigiani della Scuola Pubblica


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