Al massimo 15 anni (tre mandati) di fila in Parlamento. E’ questo il capitolo più spinoso del regolamento per le candidature Pd che oggi dovrà essere votato in Direzione. “Le liste dei candidati sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti dalla Direzione nazionale, su proposta del segretario nazionale”, prevede il regolamento secondo il quale Letta dovrà avviare “un confronto con i segretari regionali e le presidenti dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato ai fini della selezione delle candidature” e valutare “le proposte pervenute dai segretari regionali”, premette il regolamento. I candidati, tra l’altro, devono impegnarsi a “contribuire all’attività del Pd secondo quanto stabilito dalla tesoreria nazionale”.
Per il regolamento, “non sono candidabili coloro che abbiano ricoperto la carica di parlamentare nazionale per più di 15 anni consecutivi, salvo richiesta di deroga da parte degli interessati da sottoporre al voto della Direzione”.
Incandidabili anche “coloro che ricoprono la carica di sindaco di un Comune sopra i 20.000 abitanti e di componenti degli organismi esecutivi e assembleari delle Regioni, fatta eccezione per le Regioni che si trovino nell’ultimo anno di legislatura e i casi nei quali la Direzione Nazionale conceda, su richiesta del Segretario nazionale, una deroga espressa”. E’ il caso, questo, del Lazio.
Una deroga già prevista per il regolamento è quella concessa “automaticamente” e “coloro i quali ricoprono o abbiano ricoperto la carica di Segretario nazionale, di presidente del Consiglio dei ministri e di ministro della Repubblica”.
Le candidature, si legge ancora, posso essere integrate dal segretario con la proposta di “dirigenti politici di rilievo nazionale e personalità espressione di importanti realtà della società italiana e portatrici di competenze, ovvero indicate da altre forze politiche con le quali il PD abbia stretto accordi politico elettorali”.