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30 novembre 2017

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Possiamo diventare fortunati e allontanare la «sfiga»? Sì, lo dice la scienza


Possiamo diventare tutti fortunati? Si può allontanare dalla propria testa la fantozziana nuvola di pioggia? E’ possibile trasformare il proprio status personale e passare dal tipico sfigatissimo Paperino a quello Gastone Fortunato?

La risposta è sì. Lo dice Richard Wiseman, un noto psicologo inglese, nel suo libro Fattore Fortuna in cui spiega cosa distingue le persone che si reputano e vengono reputate fortunate da quelle che invece si considerano sfortunate in tutti i campi della vita, dalla salute, al lavoro alle relazioni sentimentali, e, soprattutto, come passare da una condizione all’altra.

Lo studio, durato più di 10 anni, ha analizzato con metodo scientifico il modo di pensare e il comportamento di centinaia di individui appartenenti alle due categorie e i risultati sono davvero sorprendenti, arrivando all’individuazione di 4 macro principi (e relativi sottoprincipi) che differenziano la vita dei cosiddetti fortunati da quella degli altri, con i relativi esercizi per passare da una situazione Paperino all’altra Gastone.

Principio numero 1: Cogliere al volo le opportunità offerte dal caso
I fortunati creano, notano e afferrano le opportunità fortunate della vita. Perché alle feste incontrano sempre persone piacevoli? Perché quando vanno al mare non piove mai? Wiseman individua nella personalità uno degli aspetti che più distinguono le persone fortunate da quelle che non lo sono. Secondo la teoria dei Big Five la personalità è composta da 5 tratti che influenzano la vita e il comportamento sociale: coscienziosità (il grado di autodisciplina, di forza di volontà), gradevolezza (disponibilità ed empatia verso il prossimo), estroversione, apertura mentale (disponibilità verso nuove esperienze), nevroticismo (livello di ansia, nervosismo). Più è alto il loro livello, tranne il nevroticismo, più gli individui creano situazioni positive.

Principio numero 2: Seguire l’istinto
I fortunati usano e seguono le intuizioni e il sesto senso. Secondo la psicologia il presentimento si basa sul concetto di familiarità, cioè il nostro subconscio memorizza fatti, situazioni e sentimenti che spesso a livello conscio non notiamo, ma che registriamo. In pratica associamo una scelta o una persona a qualcosa di già visto o provato ed è per questo che le intuizioni, i presentimenti sono spesso corretti e affidabili. I fortunati applicano questo principio a persone e situazioni, i famosi dejavu, e riescono anche a potenziare tale capacità.

Principio numero 3: Essere ottimisti
I fortunati si aspettano che tutto vada bene, sempre. Dalla psicologia sappiamo che le nostre attese hanno un notevole impatto sui nostri pensieri, sentimenti e azioni. Questo prefigurare il futuro, che per i fortunati è roseo e per gli sfortunati nero, si definisce profezia autoavverante.
Le profezie autoavveranti incidono su molti aspetti della vita quotidiana (salute, relazioni con gli altri, lavoro), ad esempio gli sfortunati sono convinti che le circostanze propizie svaniranno presto e che il domani continuerà ad essere nero o quanto meno grigio.
I fortunati invece considerano gli eventi sfortunati come semplici incidenti di percorso (cose che succedono…), e cosi facendo, conservano l’ottimismo iniziale, continuando con le profezie autoavveranti che innescano un circolo virtuoso, in quanto influenzano l’atteggiamento verso gli altri.

Principio numero 4: Trasformare la sfortuna in fortuna
Ai fortunati non va sempre tutto bene, anzi. Il fatto è che loro riescono a vedere il lato positivo della sfortuna, usando il pensiero controfattuale, cioè invece che recriminare su quanto successo, immaginano il peggio, cioè la cosa più negativa che sarebbe potuta succedere. In questo modo viene attuato l’impatto emotivo dell’evento e rafforzata la convinzione di essere stati fortunati.
Allo stesso modo succede quando si confrontano con persone che stanno peggio o con eventi negativi. Ad esempio, se ci si rompe un braccio a causa di un incidente gli sfortunati lo vedono come un colpo di sfiga, i fortunati come un colpo di fortuna perché l’incidente avrebbe potuto provocare conseguenze ben più gravi. I fortunati non ripensano alla sfortuna, il loro motto è: non posso farci niente, perciò non ha senso continuare a preoccuparsi. La memoria e l’umore vanno a braccetto: più si ripensa agli effetti negativi degli eventi, più ci si rattrista e più non si è capaci di innescare circoli virtuosi di ottimismo e profezie autoavveranti.


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