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7 settembre 2017

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Presentato a Mendicino il libro sul caso Aversa. Da Falco e Cannone frecciate al Festival Trame


«Un libro che ricorda il sacrificio di un servitore dello Stato e della moglie con implicazioni che riguardano la politica cittadina e non solo. Forse troppo scomodo perché, a distanza di 25 anni, di fatto, la situazione non è mutata. Se è vero come è vero che ancora oggi da alcune operazioni delle forze dell’ordine appare evidente la connivenza di una parte della classe politica di Lamezia con strati della criminalità».

Così, Antonio Cannone nel corso della presentazione del libro Il Caso Aversa tra rivelazioni e misteri, che si è tenuta a Mendicino, centro collinare alle porte di Cosenza, nella suggestiva cornice di Palazzo Del Gaudio-Campagna, nell’ambito della nota rassegna «Libri a… Palazzo. Incontro con gli autori», promossa dall’Amministrazione comunale.

Al dibattito, moderato dalla giornalista Elvira Madregrano, oltre all’autore, erano presenti l’editore Michele Falco e Claudio Nigro, sostituto commissario della Polaria di Lamezia Terme.

Falco ha parlato di «un libro educativo per le nuove generazioni, da portare come esempio per i risvolti e la storia che narra».

«Ognuno di noi», ha proseguito l’editore cosentino «dovrebbe avere nel suo piccolo quotidiano, comportamenti ispirati alla legalità. Questo libro, come tanti altri che abbiano pubblicato sul fenomeno mafioso, rappresenta per noi una forma di testimonianza civica. Dovrebbe essere adottato dalle scuole e far parte degli insegnamenti di educazione civica».

Dal canto suo, Claudio Nigro, che ha lavorato a stretto contatto con l’ispettore ucciso, lo ha ricordato come un «amico, padre e collega integerrimo. Un uomo retto, esempio per tutti noi e che ha pagato con la vita sua e della moglie, un impegno senza eguali nella lotta alla criminalità».

Nigro si è poi soffermato sul clima pesante che caratterizzava Lamezia Terme negli anni Ottanta e Novanta. «Dopo Reggio», ha ricordato «Lamezia era la città dove si sparava di più e la guerra di mafia mieteva numerose vittime. Si lavorava in quella situazione e Aversa rappresentava certamente una figura temuta. Un investigatore di grande intuito».

Un dibattito importante che ha toccato svariati temi, dalla carenza di indagini, alla figura dell’ex eroina Rosetta Cerminara, fino al racconto dei pentiti della Sacra corona unita, Speciale e Chirico che si auto-accusarono del duplice omicidio.

Un incontro cha ha messo in risalto l’incidenza del fenomeno mafioso in Calabria e a Lamezia. Città che, ha osservato l’editore Falco con rammarico, «è sede della più importante manifestazione antimafia della regione e dove stranamente però un libro come quello di Antonio Cannone non viene inserito nel programma delle presentazioni di libri sulle mafie».

E una frecciata agli organizzatori del Festival Trame, è arrivata anche dall’autore del libro. «Qualche mese prima dell’uscita del libro», ha raccontato Cannone «ho avuto contatti con gli organizzatori. Mi è stato detto che volevano una sorta di “esclusiva”, prerogativa non richiesta per alcuni autori che hanno ripresentato le loro opere.

«Lo dico senza peli sulla lingua. Ho molto rispetto del procuratore Gratteri che fa un enorme lavoro e verso il quale tutti i calabresi onesti devono essere grati, così come di don Giacomo Panizza e del suo impegno nel sociale.

«Ma, il primo ha presentato almeno tre volte lo stesso libro a Lamezia, compreso Trame. Don Giacomo ha presentato il suo libro il 12 maggio in una sede di partito e poi anche a Trame. Il Caso Aversa tra rivelazioni e misteri, uscito a marzo-aprile è stato presentato la prima volta il 19 dello stesso mese.

«Evidente la disparità di trattamento. Eppure poteva essere l’occasione per parlare di Lamezia Terme e di scioglimenti dei Consigli comunali proprio nel momento in cui nella nostra città per la terza volta approda una Commissione d’accesso antimafia e dove c’è il concreto rischio di un terzo scioglimento.

«Occasione mancata per parlare di omicidi irrisolti come quello dei due netturbini, Cristiano e Tramonte, vittime innocenti del potere politico-mafioso lametino. Ma di tutto ciò non si è voluto discutere. Mi dispiace davvero che il Festival Trame abbia riservato questo trattamento al libro.

«Il torto non è stato fatto a me o all’editore», ha concluso Antonio Cannone «ma alla città e soprattutto alla memoria dei coniugi Aversa».


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