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9 novembre 2017

News

Presentato a Roma il Rapporto 2017 sulla protezione internazionale in Italia


Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, più conosciuto come rete Sprar, mostra evidenti segni di successo: è quanto emerge dal Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 presentato ieri a Roma nella sala conferenze dell’Anci.

La collaborazione tra Anci e ministero dell’Interno ha infatti favorito una distribuzione dei migranti più diffusa sul territorio nazionale, più equa e proporzionata rispetto alla popolazione residente e meglio controllata. Meno concentrazioni, dunque, e più coinvolgimento a livello locale, attraverso progetti che agevolano anche i processi di integrazione e di inserimento socio-economico.

«Il sistema Sprar funziona e tutti i sindaci, di tutti i colori politici, se ne stanno rendendo conto», ha affermato in conferenza stampa il delegato Anci all’immigrazione e sindaco di Prato Matteo Biffoni.

​Realizzato da Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr, il rapporto 2017 fornisce indicazioni sul fenomeno migratorio e sulle modalità di accoglienza a livello mondiale, europeo e nazionale.

I dati raccolti mostrano la crescita della rete Sprar e il percorso attraverso il quale l’Italia ha deciso di superare l’approccio di tipo emergenziale riconoscendo il fenomeno migratorio attuale come elemento «globale, stabile e strutturale». Alcuni dati contenuti nel rapporto: 3.231 comuni nella rete Sprar, il 40% del totale; 9.000 beneficiari Sprar in più in un solo anno, da 26.000 a 35.000; quintuplicati in cinque anni i richiedenti asilo accolti nel sistema Sprar.

Il prefetto Mario Morcone, una lunga esperienza in tema immigrazione, è intervenuto alla conferenza di presentazione del rapporto evidenziando anche la necessità di rivedere la legge Bossi-Fini: «Non perché si tratti di una legge da giudicare buona o cattiva, ma perché risale a quindici anni fa e dopo quindici anni è una legge ormai fuori asse temporale».


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