Carlo Alberto di Savoia
17 ottobre 2016
Carlo Alberto di Savoia

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Referendum. Raffaele Papa (IdM) : «Con questa riforma si ritorna allo Statuto Albertino del 1848»


Se malauguratamente la riforma voluta a colpi di maggioranza e voti di fiducia dal Governo dovesse passare, il sistema Italia farà un salto all’indietro di oltre 160 anni.

Altro che cambiamento per l’innovazione, si ritorna allo Statuto Albertino del 1848 che nessuno degli attuali viventi ha mai conosciuto. Era, quello di allora, un popolo piegato alla monarchia a cui si dava l’illusione di contare qualcosa oltre l’essere servo dei padroni.

Ebbene ecco qualcuna delle regole di Carlo Alberto di Savoia:

«La forma di governo voluto dai legislatori piemontesi era quella della monarchia costituzionale, imperniata sulle prerogative potestative del sovrano e sulla condivisione del potere legislativo tra organi distinti: il sovrano medesimo, il Senato e la Camera dei deputati.

Solo quest’ultima era “elettiva” e i suoi membri erano «scelti dai Collegi Elettorali conformemente alla legge», cui lo Statuto Albertino rimetteva la fissazione dei requisiti soggettivi per l’accesso ai diritti politici.

I senatori, invece, erano nominati dal re, che poteva elevare a tale carica vitalizia un numero “non limitato” di persone appartenenti a una delle 21 categorie elencate dal testo statutario (vescovi, ambasciatori, ministri, deputati di lungo corso, alti magistrati, grandi contribuenti eccetera).

Oltre a partecipare all’esercizio del potere legislativo insieme alle due camere, il monarca – “Capo Supremo dello Stato” – deteneva in via esclusiva il potere esecutivo, comprensivo del comando delle forze armate e della direzione della politica estera.

A lui spettava altresì la nomina di tutte le cariche dello Stato, a partire dai “suoi Ministri”, revocabili a sua discrezione, sino ai giudici, che «in suo Nome» amministravano la giustizia.»

Per chi conosce il testo della riforma viene facile rilevare assonanze impressionanti, la revoca di ogni forma di decentramento come l’eliminazione delle province, l’esclusiva competenza a danno delle regioni in settori importanti e strategici quali il turismo, la sanità e l’espropriazione attraverso la clausola di supremazia di ogni potere, riducono di fatto ogni forma di volontà popolare eliminando ogni forma di autonomia territoriale.

In sostanza avremo uno stato centralista nelle mani di un solo partito e di un solo uomo al comando che potrebbe essere ostaggio di qualsiasi potere, soprattutto economico.

In Calabria abbiamo verificato e stiamo pagato sulla nostra pelle in materia di sanità, le conseguenze di decisione centraliste che attraverso commissari governativi lontani dal conoscere territori e cittadini, hanno distrutto il sistema sanitario e continuano a farlo.

Sappiamo bene quindi che così come disposta, questa pseudo riforma ci consegna una Carta Costituzionale lacerata che andrà ancora di più a disunire la già divisa e frammentata nazione italiana. L’impegno di tutti deve scongiurare tale drammatica evenienza che potrebbe costare molto a noi tutti e alle generazioni che verranno.

Io voto No.
Raffaele Papa
Coordinatore Italia del Meridione Provincia di Cosenza


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