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30 aprile 2018

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Ricordando Pio La Torre, ucciso dalla mafia 36 anni fa


Il 30 aprile 1982 cadde per mano di sicari Pio La Torre, uno dei personaggi politici più attivi contro le cosche dal dopo guerra. Con la legge che porta il suo nome impresse una svolta determinante nella legislazione antimafia

I progetti e l’impegno caparbiamente coltivati durante tutta la vita, Pio La Torre, politico del partito comunista fin dal 1945, dovette tragicamente abbandonarli la mattina del 30 aprile 1982, quando insieme al suo amico Rosario Di Salvo stava raggiungendo in auto la sede del partito. In via Turba, a Palermo. Di fronte la caserma Sole si affiancò una moto di grossa cilindrata e un’altra auto: alcuni uomini mascherati con il casco e armati di pistole e mitragliette spararono decine di colpi. La Torre morì all’istante mentre Di Salvo ebbe il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi in un estremo tentativo di difesa.

L’azione di Pio La Torre in favore della giustizia sociale si era concretizzata già dagli inzi quando, con l’iscrizione al partito comunista nell’autunno del 1945 e la costituzione di una sezione del partito nella sua borgata, si impegnò a combattere per i diritti dei più deboli contro lo sfruttamento dei ricchissimi proprietari terrieri, aderendo alle lotte dei braccianti siciliani per il diritto alla coltivazione delle terre.

La Torre nel 1972 venne eletto al Parlamento dove restò per tre legislature, facendo parte anche e soprattutto della commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. La sua azione politica, associata a quella del giudice Cesare Terranova, mise in luce i legami tra la mafia e importanti uomini politici. La sua proposta di legge “Disposizioni contro la mafia” fu tesa ad integrare la legge 575/1965 e a introdurre un nuovo articolo nel codice penale: il 416 bis. Questa proposta segnò una svolta radicale nella lotta contro l’associazionismo mafioso che fino ad allora non era riconosciuto, di per sé, come passibile di condanna penale.

Il nuovo articolo oltre ad introdurre il reato di associazione mafiosa stabiliva la decadenza per gli arrestati della possibilità di ricoprire incarichi pubblici e soprattutto l’obbligatoria confisca dei beni direttamente riconducibili alle attività criminali perpetrate dagli arrestati. Quella proposta, quando finalmente approvata, è divenuta la pietra miliare dell’azione di contrasto dello Stato, nota come legge Rognoni-La Torre (legge 13 dicembre 1982 n. 646).

Al suo funerale, presente il Presidente della Repubblica Pertini e le massime cariche dello Stato, tra cui Enrico Berlinguer, parteciparono migliaia di pesone. Il quadro dei processi e relative sentenze ha permesso di individuare nell’impegno antimafia di Pio La Torre la causa determinante della “condanna a morte” inflittagli dalla mafia. Il 12 gennaio 2007 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha emesso l’ultima di una serie di sentenze che ha portato a individuare gli autori materiali dell’omicidio. Dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Cucuzza è stato possibile per la Corte identificare, quali mandanti dell’omicidio, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci.


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