Rifiuti, plastica non necessaria in quasi metà alimentari supermercati
16 ottobre 2024

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Rifiuti, plastica non necessaria in quasi metà alimentari supermercati


Un’analisi unica nel suo genere di 1.500 supermercati alimentari rivela la morsa che gli imballaggi in plastica hanno sugli acquisti di cibo e bevande. La ricerca Material Change Index, commissionata da DS Smith e condotta da Retail Economics, ha identificato che quasi la metà (46%) degli articoli di cibo e bevande presenti nei supermercati italiani sono inutilmente confezionati in plastica che può essere rimossa o sostituita con alternative. Questa montagna di plastica ammonta a 27,3 miliardi di pezzi evitabili in un anno in tutta Italia. La maggior parte degli imballaggi proviene da: pane, riso e cereali (87%); carne e pesce (86%); bevande analcoliche (85%); e latticini (81%).

Secondo i risultati della ricerca condotta tra produttori e distributori di beni alimentari, quasi tutti gli intervistati (98%) si sono attivati per ridurre gli imballaggi in plastica. Tre su cinque (60%) hanno due anni o meno per raggiungere i propri obiettivi, ma un quarto (25%) afferma di essere fuori strada per raggiungerli. Due su cinque (40%) hanno identificato il costo delle materie prime come il più grande ostacolo, seguito da vicino dalla paura che i consumatori non accettino i cambiamenti (39%). I produttori e i rivenditori di alimenti temono che i cambiamenti negli imballaggi li renderebbero non competitivi. Sette su dieci (72%) ritengono che gli acquirenti non vorrebbero pagare di più per un imballaggio sostenibile e quasi due terzi (65%) pensano che non vorrebbero sacrificare la praticità per ridurre la plastica.

Il Material Change Index ha analizzato i materiali di imballaggio in 25 dei supermercati più popolari in sei paesi europei: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia. I risultati hanno mostrato che i tassi di imballaggio in plastica dell’Italia si aggirano intorno al 66%, classificandosi al terzo posto a pari merito con la Germania. Il Regno Unito è il Paese che fa più affidamento sugli imballaggi in plastica, con il 70% di tutti gli articoli alimentari e bevande sugli scaffali britannici che contengono plastica, davanti a Spagna (67%), Polonia (62%) e Francia (59%).

90% plastica non necessaria in Italia si può ridurre o sostituire con alternative basate su fibre

La Francia è l’unico Paese in cui meno della metà (49%) dei generi alimentari utilizza la plastica come materiale di imballaggio principale. Ciò è dovuto in parte alla più ampia presenza di banchi freschi (ad esempio boulangerie e fromagerie) dove i prodotti vengono venduti non confezionati e di sezioni biologiche “bio” che offrono opzioni di acquisto alla rinfusa e di ricarica per articoli come cereali e granaglie.

L’eccellente performance della Francia è stata anche guidata dal divieto graduale del paese sugli imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca. Anche includendo le opzioni pre-preparate e lavorate (ad esempio frutta e verdura essiccate e lavorate), ciò ha portato al più basso utilizzo di plastica in questa categoria al 44% rispetto al 78% del Regno Unito. Si prevede che questo valore scenderà ulteriormente prima di un divieto assoluto che entrerà in vigore a metà del 2026 in Francia.

Come sottolinea Paolo Marini, Managing Director di DS Smith Packaging Italia, “le aziende alimentari stanno compiendo passi avanti nella sostituzione degli imballaggi in plastica, ma per ottenere un cambiamento importante è necessario creare norme condivise a livello globale. L’Unione Europea ha già avviato questo percorso, ma la strada per la deplastificazione è ancora lunga. Per garantire una trasformazione sostenibile e competitiva è fondamentale un Trattato globale sulla plastica che unisca gli sforzi di tutti, con l’UE e gli Stati Uniti a guidare il cammino. Non tutta la plastica può essere sostituita subito, ma regolamentare per ridurne l’uso è la chiave per un futuro senza rifiuti inutili”.

DS Smith stima che il 90% della plastica non necessaria in Italia possa essere sostituita o significativamente ridotta da alternative basate sulle fibre, e l’azienda continua a investire nella ricerca di nuove soluzioni. Ciò include il finanziamento di un centro globale di ricerca, sviluppo e innovazione, progettato per accelerare l’innovazione radicale nel packaging e gestire programmi pilota con alcune delle più grandi aziende FMCG.


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