Il superamento del bicameralismo perfetto è una ipotesi percorribile. “Esiste un modo ragionevole per farlo, come con il Partito democratico avevamo proposto nella scorsa Legislatura (riforma Del Rio – Marcucci), prevedendo in sostanza di far lavorare insieme le due Camere per alcune importanti funzioni”. Così all’Adnkronos il costituzionalista Stefano Ceccanti, ex deputato Pd e professore ordinario di Diritto pubblico comparato all’Università La Sapienza di Roma.
Ceccanti spiega: “La fiducia e la sfiducia ad esempio si voterebbero in seduta comune, dunque la vita del Parlamento dipenderebbe da un unico voto, non da due. Allo stesso modo in seduta comune potrebbe avvenire la conversione dei decreti o la presenza del presidente del Consiglio prima dei vertici europei, evitando doppioni”.
“Si può arrivare a tutto questo in modo abbastanza semplice – precisa il giurista – con limitate riforme costituzionali, senza divisioni particolari di schieramento. Oltretutto – rileva – adesso che le due Camere hanno la stessa base elettorale, questo processo completerebbe la riduzione dei parlamentari e l’allineamento dell’elettorato a 18 anni”. (di Roberta Lanzara)