CATANZARO. Sono “molte” le preoccupazioni dell’Ance sullo stato di attuazione degli interventi PNRR, che continua a segnare ritardi. Se n’è discusso anche nel corso della due giorni organizzata dall’Ance Nazionale a Vico Equense sul tema delle “Opere Pubbliche oltre il 2026”, un’occasione importante per fare il punto sul settore alla presenza di una platea numerosissima di imprenditori, professionisti ed esperti. Nell’intervento introduttivo del convegno, la Presidente dell’Associazione, Federica Brancaccio, ha ripercorso i trent’anni dalla Legge Merloni, un periodo segnato da una vera e propria “bulimia normativa”.
Era presente una nutrita delegazione di Ance Calabria, guidata dal presidente regionale Roberto Rugna, affiancato da Giovan Battista Piercacciante, vicepresidente nazionale di Ance con delega al Mezzogiorno; dal presidente e dal vice presidente di Ance Cosenza Giuseppe Galiano e Vincenzo La Pietra: dal presidente e dal vice presidente di Ance RC Michele Laganà e Herbert Catalano; oltre ai direttori Luigi Leone ed Antonio Tropea.
“Attualmente, si rilevano significativi ritardi nelle progettazioni esecutive necessarie per rispettare le scadenze richieste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con particolare attenzione alle grandi infrastrutture, come le ferrovie. Questo ritardo è il risultato di diverse concause, inclusa la debolezza strutturale delle amministrazioni locali, che faticano a far fronte alle complessità delle procedure”, afferma il presidente di Ance Calabria, Roberto Rugna.
“Secondo i dati aggiornati, il 54% delle opere realizzate fino a oggi riguarda il settore edilizio. È importante ricordare che il PNRR tocca una vasta gamma di settori; non solo quello delle infrastrutture, ma più della metà degli interventi (56%) si concentra su opere edilizie e infrastrutturali. Le imprese, dunque, stanno facendo la loro parte, sostenendo l’esecuzione di queste opere in un contesto che però presenta difficoltà significative. Uno dei principali problemi riscontrati riguarda i tempi di pagamento. ‘Sebbene la normativa preveda che i pagamenti debbano avvenire entro 30 giorni dall’emissione del S.A.L. (Stato di Avanzamento Lavori), nella realtà, i tempi si estendono fino a 5-6 mesi. A questo si aggiunge l’impatto del caro materiali, un fattore che ha reso molti lavori economicamente insostenibili, portando a frequenti interruzioni’, rimarca Rugna. Le revisioni dei prezzi, fondamentali per adeguarsi all’aumento dei costi, stanno procedendo con molta lentezza. Alcuni adeguamenti sono stati erogati nel 2023, ma restano fermi quelli relativi al 2022 e per il 2024 non si intravedono ancora soluzioni. Questa situazione aumenta ulteriormente l’incertezza sull’effettiva conclusione dei progetti entro il 2026, termine previsto per il saldo finale del PNRR.
‘Al di là delle difficoltà amministrative, un’altra questione che preoccupa riguarda la natura delle opere incluse nel PNRR. Circa il 70% delle opere non è di natura aggiuntiva, ma si tratta di progetti già esistenti che sono stati ripresi. Sebbene questa scelta sia comprensibile, solleva interrogativi su quali nuove opere saranno finanziate e realizzate dopo il 2026’, conclude Rugna.
‘La vera sfida sarà capire come il settore potrà continuare a crescere dopo la conclusione del PNRR. Il futuro del settore edilizio e infrastrutturale dipenderà dalla capacità di immaginare nuove opere che possano avere un carattere propulsivo, simile a quello atteso dai fondi comunitari’, ha aggiunto il vicepresidente nazionale Giovan Battista Piercacciante. Resta da vedere, quindi, se il contesto operativo sarà in grado di rispondere a queste esigenze o se continueranno a prevalere le difficoltà attuali.