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19 dicembre 2018

News

Rosario Piccioni: «Da “Lande desolate” spaccato sconfortante dell’apparato burocratico. Rivoluzione annunciata da Oliverio non c’è stata»


Di certo peggio di così non poteva chiudersi il 2018 per la nostra Regione, alla ribalta delle cronache nazionali con l’ultima operazione “Lande desolate” che ancora una volta fa emergere il volto di una Calabria paralizzata da logiche perverse di illegalità e corruzione che continuano a bloccare qualsiasi processo di sviluppo e di crescita.

Certamente auguriamo a tutte le persone coinvolte di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti, ribadendo il concetto che i processi si celebrano nelle aule di giustizia. Ma questo non può assolutamente significare voltarsi dall’altra parte e fare finta di niente: dall’operazione emerge infatti uno spaccato desolante dell’apparato burocratico regionale, rispetto al quale tutta la politica calabrese deve confrontarsi.

C’è un dato politico innegabile: la “rivoluzione” della macchina burocratica regionale più volte annunciata dal presidente Oliverio, che avrà modo nelle sedi opportune di chiarire la sua posizione giudiziaria, non c’è stata. Anzi. Dalle carte dell’inchiesta emergono gli ampi margini di ingerenza che la politica continua ad esercitare sull’apparato amministrativo regionale e una macchina “burocratica” permeabile ai peggiori condizionamenti, dove le logiche di clientela e corruzione continuano a farla da padrone e a compromettere irreversibilmente il buon andamento dell’attività amministrativa. E’ evidente che in un contesto del genere le cosche e le imprese “affiliate” hanno un facile lasciapassare in una Regione che non è quella “casa di vetro”, che Oliverio e la sua maggioranza avevano annunciato sarebbe diventata. Questo è il quadro politico che emerge dall’inchiesta.

Per il resto spetterà alla magistratura accertare eventualità responsabilità personali sulle quali, come in ogni situazione, è bene approfondire nel merito ed attendere l’evoluzione delle vicende giudiziarie, evitando qualsiasi sciacallaggio.

Per l’ennesima volta la politica regionale arriva in ritardo. Partiti e forze politiche sono incapaci di compiere scelte di rinnovamento al loro interno e deve arrivare ancora una volta la magistratura, alla quale va il ringraziamento di tutti i calabresi, per bonificare e ristabilire la legalità. Gli stessi fondi europei, che dovrebbero rappresentare un’occasione d’oro per una Calabria ancora alla prese con disoccupazione elevatissima e povertà, in mano a una parte di questo apparato burocratico regionale diventano preda dei peggiori appetiti imprenditoriali e criminali, alimentando corruzione e clientele, con una politica incapace di fare scelte coraggiose e che in alcuni casi si rivela complice.

Ma c’è un aspetto a mio avviso cruciale su cui bisogna fare immediatamente luce. Visto quanto emerso dall’operazione, è urgente che l’amministrazione regionale, aldilà di stucchevoli e proni comunicati di solidarietà, parli con chiarezza ai cittadini calabresi e italiani. La stagione sciistica è ormai alle porte e presto migliaia di appassionati, ma anche semplici cittadini, prenderanno d’assalto le nostre splendide località invernali e in particolare Lorica e il suo comprensorio. Dalle carte dell’inchiesta emergono gravissime mancanze per quanto riguarda gli standard minimi di sicurezza degli impianti di risalita e delle cabine, con procedure accelerate solo per compiacere la politica e in barba alla sicurezza delle persone. La Regione ha l’obbligo giuridico e morale di intervenire pubblicamente e garantire che gli impianti inaugurati in pompa magna a marzo siano perfettamente sicuri, efficienti e funzionali. Con la vita delle persone non si scherza. Non vorremmo, oltre all’ennesima “brutta pagina” politica scritta dalla nostra Regione, piangere qualche tragedia dovuta alle logiche perverse che imperversano nell’attività amministrativa regionale.
Rosario Piccioni
Lamezia Insieme


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