Rosario Piccioni
22 novembre 2017
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Rosario Piccioni (Lamezia Insieme): «Una città vittima dell’oblio non ha futuro»


Un déjà-vu. Un film già visto. Chiamiamolo come vogliamo ma quanto sta accadendo oggi nella nostra città risponde ad un copione già scritto e interpretato in passato.

Cambiano gli anni, cambiano i protagonisti, cambiano il pubblico e gli scenari ma non cambia la sostanza.

Ancora una volta Lamezia dimostra e mette a nudo tutte le sue debolezze e fragilità. Ma soprattutto Lamezia è vittima dell’oblio.

Una comunità che cancella i fatti più tragici della sua storia e che non ha il coraggio di affrontare i suoi problemi esistenziali ma trova più comodo volgere lo sguardo da un’altra parte ha perso in partenza ed è destinata a soccombere.

Leggendo le dichiarazioni e le cronache di questi giorni, i dibattiti sui social i motivi conduttori sono sempre gli stessi: c’è chi grida al complotto politico ordito ad arte dal centrosinistra e c’è chi urla al complotto di Catanzaro e delle altre città calabresi ai danni della nostra città.

In questi ultimi giorni poi è un pullulare di dichiarazioni di parlamentari e consiglieri regionali che si sono sempre disinteressati della sorti della nostra città e che oggi invece denunciano un attacco al cuore della democrazia.

Nel 2005 un nostro bravissimo sociologo, Vittorio Mete, svolse una ricerca scientifica proprio a cavallo delle elezioni amministrative.

Risultati che poi furono alla base del volume Fuori dal Comune. Lo scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazioni mafiose.

La ricerca mirava a fotografare le reazioni dell’opinione pubblica e delle forze politiche rispetto allo scioglimento del Consiglio comunale del 2002.

Non ci crederete, ma leggendo gli esiti della ricerca, troverete scritte, parola per parola, le stesse dichiarazioni di oggi.

Oggi come allora non una parola e non una domanda sul perchè e sui motivi per cui la nostra comunità si trova ancora una volta in questa situazione. Oggi come allora non un’autocritica sui metodi di composizione delle liste e sulla raccolta del consenso elettorale.

Oggi come allora non una riflessione sul fatto che di fronte all’infiltrazione e al condizionamento mafioso delle istituzioni democraticamente elette dai cittadini, la politica e soprattutto i partiti dovrebbero fare fronte comune e costruire una diga che tenga fuori il malaffare.

Oggi come allora non una considerazione sulle commistioni politico-affaristiche e sui pericoli della cosiddetta «zona grigia».

Certo è giusto che i diversi schieramenti si dividano sui programmi e i contenuti, ma la volontà della politica e dei partiti di tenere fuori le mafie dalle istituzioni dovrebbe essere un sentire comune.

A mio modesto parere sono proprio questi i momenti e le situazioni in cui si misura la qualità soprattutto della classe politica e dirigente di una città.

Qui non c’è nessun tifoso dello scioglimento, semplicemente perché a perdere e ad uscire sconfitta è tutta la città. Di certo adesso non è il momento delle urla e dell’attacco allo Stato, delle reazioni scomposte e delle tesi complottiste.

E’ invece il momento in cui attendere le motivazioni poste alla base di un eventuale provvedimento di scioglimento.

Solo allora e non prima si potrà capire se l’imputato Lamezia abbia avuto un giusto processo. Ma a prescindere dagli sviluppi futuri, la vera sfida, la sfida dei prossimi mesi, è quella di non ricadere negli errori del passato quando con grande superficialità tutta la società lametina ha preferito girarsi dall’altra parte e trovare giustificazioni di comodo.

La vera sfida è che la politica, i partiti, la Chiesa e le parrocchie, gli ordini professionali, le associazioni di qualsiasi natura e la società civile tutta abbiano il coraggio di interrogarsi e di capire perchè a Lamezia accadono certe cose.

Una città che non ha il coraggio di guardare dentro sé stessa e di fare tesoro del passato è una città che ha già perso. E’ una città vittima dell’oblio e che non ha futuro.
Rosario Piccioni
Capogruppo «Lamezia Insieme»


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