Lo sta facendo l’Unione europea, paralizzata dagli interessi nazionali e incapace finora di replicare la reazione straordinaria messa in campo per rispondere alla pandemia Covid. Lo stanno facendo gli Stati nazionali, a partire dalla Germania, impegnati a difendere posizioni e leadership politiche dentro i confini nazionali.
Il prossimo governo italiano, a guida Meloni, ha ancora la possibilità di scegliere. E la chiave è la politica economica. Può rispettare le peggiori aspettative e chiudersi in una difesa nazionale, e sovranista, delle promesse fatte, inseguendo consenso immediato e aprendo l’ombrello per simulare un riparo dalla tempesta perfetta. Oppure, può affrontare i problemi, uno alla volta, cercando soluzioni e stimolando, arrivando a pretenderla, una reale coesione europea. Le prime mosse del futuro premier sembrano voler andare in questa direzione, le pressioni che arrivano dal resto della coalizione meno.
Dalle scelte che saranno fatte nelle prossime settimane, partendo dalla composizione e dalla reale collocazione del governo nel mondo reale, dipenderà il ruolo che l’Italia potrà giocare. Se c’è un’eredità di Draghi, un’agenda Draghi da non rinnegare, è la determinazione a fare le cose per risolvere i problemi. Non è detto che ci si riesca ma è indispensabile provarci. Altrimenti non resta nascondersi dietro l’alibi della tempesta perfetta. (Di Fabio Insenga)