Quella in Ucraina è una guerra convenzionale, combattuta sul campo. Prima l’invasione russa, poi la controffensiva ucraina. Guerra combattuta con le truppe, le trincee e i missili. Come non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale, almeno in Europa. Ma sta diventando anche una guerra legale, con i referendum farsa in Donbass ma anche con uno scambio di decreti incrociati, firmati da Vladimir Putin e da Volodymyr Zelensky, che cercano di formalizzare e istituzionalizzare conquiste precarie e posizioni non negoziabili.
L’elemento legislativo sembra stridere con le immagini della guerra, con le fosse comuni, con la distruzione, con la minaccia nucleare. Eppure, da tutte e due le parti, c’è l’esigenza di riportare nella logica del diritto e della legge i passi fatti e le intenzioni future. Serve nella prospettiva di un negoziato e serve nel complicato rapporto diplomatico e in quello, sempre intrecciato con la propaganda, con l’opinione pubblica. Ma serve anche per convertire sul terreno concreto, misurabile, l’evoluzione del conflitto.
Dopo il referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale, con una cerimonia nella Sala di San Giorgio del Grande Palazzo del Cremlino, Putin ha siglato i trattati di adesione alla Federazione russa delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia.
Proprio a Zaporizhzhia continuano a cadere i missili ma Putin ha firmato un decreto che inserisce la centrale nucleare di Zaporizhzhia fra le proprietà della Federazione russa. La centrale è la più grande d’Europa ed è occupata dalle truppe russe. L’impianto si trova nell’omonima regione ucraina, che è stata parzialmente occupata dalle truppe di Mosca e che la Russia ha annunciato di aver annesso.
Zelensky ha invece ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre, in cui si afferma l’impossibilità di negoziare con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e la necessità di rafforzare la capacità di difesa dell’Ucraina. Tenendo conto dei risultati della riunione si è “affermata l’impossibilità di intrattenere negoziati con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin”.
Zalensky è l’aggredito, che ha subito l’invasione di un aggressore e che ora vuole legittimare una guerra di liberazione. Anche in questo caso, una decisione che cerca una copertura legale. (di Fabio Insenga)