Le notizie si rincorrono. E molte sono difficili da decifrare e verificare. Quello che sta succedendo in Russia, da quando le truppe della Wagner guidate da Prigozhin sono uscite allo scoperto, puntando su Mosca, solleva una serie di interrogativi. Il primo, sostanziale, è quello da cui discendono tutti gli altri: siamo veramente di fronte a un golpe? Ovvero, l’obiettivo reale è destituire Vladimir Putin?
Impossibile, in questo momento, abbozzare una risposta che non sia un’ipotesi su cui gravano diverse incognite. Il primo elemento che va considerato è il profilo di Prigozhin e della sua milizia privata. Wagner non è solo un gruppo paramilitare. È anche, se non soprattutto, un pezzo del potere russo messo in mano a una banda di mercenari, guidata da un mercenario. E quando i mercenari assumono potere ci sono due elementi che entrano in gioco: i soldi e la tendenza a cambiare velocemente obiettivi e strategie in funzione di chi paga e di quante garanzie si ottengono.
La domanda successiva è: chi c’è dietro? Ovvero, chi ha preparato il passo di Prigozhin e, soprattutto, chi ha garantito le condizioni minime per ipotizzare un successo? Anche su questo fronte, nessuno può avere in questo momento una risposta che vada oltre le illazioni.
Ancora una domanda. Quanta parte dell’apparato di potere russo è coinvolta? Ovvero, Wagner sta facendo un lavoro sporco che troverà il sostegno almeno di una parte dell’esercito russo e di una fetta sufficientemente ampia di quello che resta della classe dirigente russa? Se non fosse così, il tentativo di marciare su Mosca fallirebbe in poche ore.
Un’ultima domanda, per ora. Come può finire? O, meglio, è possibile ipotizzare come possa finire? Ovvero, quanto ne sanno gli apparati di intelligence occidentali? Senza perdersi in spericolate dietrologie sull’effettiva possibilità di incidere, coordinare o favorire in qualche modo le operazioni in Russia, se gli apparati fossero completamente allo scuro e privi dei contatti necessari almeno a comprendere le prossime mosse di Prigozhin, i rischi di una implosione disordinata della Russia sarebbero superiori a qualsiasi speranza che la situazione possa evolvere verso uno scenario positivo, almeno per l’Occidente e per l’Ucraina. (Di Fabio Insenga)