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9 novembre 2020

News

SANITA’ CALABRIA SHOCK. Cotticelli in tv: «Non ero io». Cronistoria di un dramma che si tinge di giallo e la rivolta dei calabresi


La ricostruzione dei fatti: Cotticelli durante la famosa intervista del 6 novembre rilasciata alla trasmissione Titolo Quinto, leggendo il parere da lui espressamente richiesto al Ministero della Salute inviatagli lo scorso 27 ottobre, sembra scoprire in quel momento di essere lui il responsabile della redazione del “Piano covid per il potenziamento della rete ospedaliera di emergenza”.

Scoppia il caso, l’indomani mattina Cotticelli da le dimissioni e nel frattempo viene “licenziato” dal presidente Conte che in tarda serata nomina il nuovo commissario Giuseppe Zuccatelli, manager di lunga esperienza, già transitato fino a pochi giorni fa da commissario nelle aziende sanitarie di Cosenza e Catanzaro ma che, già poche ore dopo la nomina, risulta non aver lasciato tracce memorabili del suo passaggio in Calabria, anzi.
Ieri, domenica 8 novembre, il video vergognoso in cui a maggio rilasciava dichiarazioni negazioniste fa il giro del web così come sul web impazzano gli articoli su questioni strane e irrisolte di cui è stato protagonista, come i tamponi sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria e lo scontro con il rettore per ottenere i posti letto del Policlinico.
Il ministro Speranza nel pomeriggio candidamente difende Zuccatelli mentre Giletti annuncia la presenza di Cotticelli alla trasmissione “Non è l’Arena” dove farà, dice dichiarazioni esplosive.

Il giallo continua, mentre la rabbia corre sul web e l’indignazione dei calabresi aumenta di ora in ora, vengono lanciati appelli e petizioni a Conte, a Mattarella al ministro Speranza e quant’altro. Alle 20,30 Cotticelli è in tv: visibilmente sconvolto dichiara “quella sera dell’intervista non ero io”, “sto cercando con il medico di capire quello che è successo”, racconta di alcuni gravi fatti che sarebbero accaduti nei suoi due anni da commissario e che, come chiesto da Giletti più volte, dice “racconterà in procura” e soprattutto dalla sua voce apprendiamo che il Piano Covid c’è.

Piano del quale sembrava venerdì sera non esserne a conoscenza ma che in realtà aveva già firmato a giugno e inviato al ministero, come confermato dallo stesso dicastero della Salute il giorno dopo l’intervista, che chiarisce come il “Piano covid per il potenziamento della rete ospedaliera di emergenza è stato adottato dalla struttura commissariale della regione il 18 giugno, integrato il 3 luglio, approvato dal ministero della Salute il 16 luglio”. Insomma il piano covid per la Regione Calabria esiste e lo ha presentato proprio Cotticelli.

Al di là della inspiegabile intervista e delle sconvolgenti (non troviamo un altro aggettivo) ammissioni di ieri dell’ex generale dei carabinieri, resta il fatto che quel piano sia comunque rimasto sulla carta fino al 19 ottobre quando il Commissario straordinario per l’emergenza Arcuri è intervenuto, scavalcando Cotticelli, individuando,le aziende sanitarie provinciali e le aziende ospedaliere come “soggetti attuatori” per il Piano di riordino della rete ospedaliera in vista dell’emergenza Covid, responsabili non solo dell’effettiva realizzazione ma anche dell’acquisto di attrezzature medicali e dei mezzi trasporto previsti dal piano.

Pare che le strutture commissariali locali individuate abbiano dovuto trasmettere a Roma in pochi giorni la pianificazione operativa degli interventi per adeguare le strutture alle linee guida dettate dal ministero della Salute.

Cotticelli, nel corso dell’intervista, lascia capire che la diatriba nasce su chi doveva gestire le risorse del piano Covid previste dal Decreto Rilancio, risorse che mentre nel corso della prima fase gli oltre 45 milioni arrivati in Calabria grazie ai decreti legge 14 e 18 del 2020 sono stati gestiti direttamente dalla presidenza della Regione in accordo con la struttura commissariale, per la seconda fase la questione è stata gestita in maniera diversa, ufficialmente affidata a Cotticelli in qualità di commissario e non alla presidenza della Regione, visto appunto il commissariamento della Calabria, ed infatti è stato lui a redarre quel piano fin da giugno.
Qui qualcosa evidentemente si è inceppato. Sappiamo che Cotticelli, sembra di capire già a a giugno, chiede il parere al Ministero della Salute sulla gestione delle risorse, parere che arriva il 27 ottobre e che lui apprende, non si se per finta o per davvero, il 6 novembre in tv durante la famosa intervista.

Cosa è successo in questi 5 mesi? Certamente il covid in Calabria è avanzato spaventosamente arrivando ad oggi più di 5000 contagi al giorno e le prime sofferenze nelle strutture sanitarie e i tracciamenti, nessuno è intervenuto sulle strutture sanitarie e la loro organizzazione, il 15 settembre la compianta presidente della Regione Santelli scrive a Conte una dura lettera di accusa: «è necessario che i calabresi sappiano che il Governo si sta assumendo tutta le responsabilità della gestione sanitaria del Covid in Calabria e che la Regione è stata totalmente esautorata. Mi spiace dopo mesi di leale collaborazione, ne prendo semplicemente atto», il 15 ottobre la presidente della Regione Santelli (con la quale Cotticelli ha dichiarato di aver lavorato in accordo) muore, il 30 ottobre il presidente facente funzioni Spirlì chiude gli ambulatori specialistici, il 6 novembre la Calabria diventa Zona rossa, in virtù dell’ultimo DPCM, per le carenze del sistema sanitario. Il resto è cronaca di questi giorni, il giallo continua.
ANNAMARIA PERSICO


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