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5 marzo 2022

News Lamezia e lametino

SANITA’. Il disperato appello di TDM LAMEZIA: «Sfiancati dai silenzi ma non ci rassegniamo»


APPELLO ALLA CORTESE ATTENZIONE DEI GIORNALI LOCALI

Gentili Direttori, mi rivolgo a Voi per segnalare, tramite i Vostri giornali, a chi è affidato il governo della nostra salute,  un sempre crescente bisogno di attenzione che è direttamente proporziale alla mia testarda volontà, e a quella degli ancora pervicaci volenterosi di Cittadinanzattiva e nel Tribunale per i Diritti del Malato che si rifiutano  di cedere alla rassegnazione. Sfiancato dai silenzi registrati dalla mia satura pec in partenza, leggo il grigio silenzio della posta in arrivo, divenuto sinonimo di una situazione (spesso esistenziale), in cui si aspetta un avvenimento, come nel dramma teatrale “ASPETTANDO GODOT”, che dà l’apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai e in cui di solito chi l’attende non fa nulla affinché questo si realizzi. In questa condizione Beckettiana mi trovo io da quando ho deciso, invece di pettinare bambole, di impegnarmi in un luogo  dove si annida  il dolore, la sofferenza e, quache volta, un filo di speranza. Ma al di là di questo e di quella enorme mole di segnalazioni,  che non hanno trovato e continuano a non trovare un briciolo di istituzionale attenzione, continuo a sperare che, prima o poi, Godot arrivi; un Godot che ci porti, come fa la Befana, un sei gennaio, elevato all’infinito:

  • un pacco di carezze ai degenti che nei reparti muoiono per una congiuntura pandemica che ha legittimato la paura ed affossato l’anima;
  • Un autotreno di sedie a rotelle per chi, impossibilitato a deambulare deve pietirle miseramente, in un ospedale che fa fatica a soccorrere un cittadino caduto all’interno di un ascensore “scarrupato”;
  • un Pronto Soccorso con un numero di operatori (medici ed infermieri) nettamente falcidiato  rispetto agli standard indicati in pianta organica;
  • una civile collocazione del reparto Covid nella struttura delle malattie infettive, con ripristino dell’OBI della cui assenza, qualche giorno fa, ha pagato un prezzo inaspettato, un cittadino in osservazione al P.S, per forti dolori al petto, poi sottoposto, fino all 2,30 del giorno dopo, a prelievi per la curva enzimatica (un’attesa notturna, poi potrattasi fino alle dimissioni alle 6,00 del mattino, parcheggiato, su una panca di metallo, che in quanto portatore di patolologie vascolari, lo ha costretto, il giorno successivo, ad un nuovo ricovero per parestesie bilaterali agli avampiedi;
  • una generosa befana in grado di accompagnare sul dorso i pazienti che, per una visita specialistica, e per non aspettare gli indecenti tempi delle prenotazioni, vengono sballotati  dal golfo di S.Eufemia a quello di Squillace;
  • un filo di voce ai nostri malati oncologici che hanno dovuto rinunciare, e stanno rinunciando, alla continuità e alla puntalità delle cure perché il personale medico e gli infermieri sono insufficienti e la pandemia ha fatto il resto;
  • qualche fleboclisi da iniettare, anche se con dosi graduali, agli operatori carenti di ecologia relazionale che considerano il nosocomio dove lavorano non un luogo di sofferenza ma un palcoscenico di insofferenza; l’altro giorno ho assisito ad una scomposta paternale di un’operatrice ad un cittadino straniero che non si era accorto, o non aveva decodificato il messaggio, di essere stato chiamato per accedere al Pronto Soccorso.                                                                                         
  • Per l’occasione mi sono ricordato di essere stato maestro educatore e non ce l’ho fatta a privarla di una decisa romanzina. Non so se la lezione Le sia servita, quantomeno per chiedere scusa a chi più che di rimproveri avrebbe avuto bisogno di comprensione e del supporto di una mediazione linguistica. Ad ogni buon fine, nel più totale rispetto dei medici che resistono alla diaspora della quiescenza e ai piani di rientro contabile che hanno reso le risorse, a beneficio dei cittadini che concorrono a sostenere il piano sanitario nazionale, del tutto irrisorie e assolutamente insufficienti ad abbattere i tempi delle prenotazioni e la fuga verso le strutture private. Io non so chi sia Godot ne lo sapeva Beckett che intorno al tema dell’attesa ha creato un personaggio indefinibile: c’è chi in lui ha voluto vedere Dio, chi la speranza, l’illusione e via dicendo. Godot è Godot e temo che non verrà mai. La cosa che mi è chiara e l’identità del nostro moderno Godot  a cui puoi scrivere, al posto delle segnalazioni di decine e decine di cittadini smarriti,  anche mille lettere d’amore, ma lui non risponderà. Il teatro dell’assurdo resiste ancora e gli emarginati, spero ancora non del tutto derelitti , continuano ad assurgere al ruolo di vittime sacrificali della disumanità. Con questo appello, al quale, gentili Direttori, Vi chiedo di dar voce, voglio ripercorrere quella trama Beckettiana sconvolgendone soltanto  l’epilogo, come estremo gesto di fiducia. Cordiali saluti!
  • FIORE ISABELLA (RESP. TRIBUNALE PER I DIRITTI DEL MALATO)


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