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6 marzo 2018

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Sanità. Liste d’attesa lunghissime in Calabria. Cittadinanzattiva: «Facciamo rispettare la legge»


E’ capitato, purtroppo, a tutti di recarsi al Cup per prenotare una qualsiasi prestazione sanitaria e ricevere come risposta di attendere da 8 a 12 mesi.

E’ vergognoso! Questi tempi ledono la dignità e i diritti di tutti i pazienti. Così fallisce la possibilità di diagnosi precoci o di intervento immediato, necessario nella lotta ai tumori, ad esempio.

Cittadinanzattiva denuncia questa situazione da tempo ed auspica che i pazienti reagiscano e sappiano che possono contrastare questa situazione. Come? Recandosi agli sportelli del Tribunale per i diritti del malato presenti negli ospedali della regione e compilando un apposito modulo per chiedere il rispetto dei tempi previsto dalla legge. Nel caso questi tempi fossero disattesi i pazienti hanno diritto alla visita intramoedia gratuita o comunque con il solo pagamento del ticket.

La situazione oltre ad essere vergognosa è soprattutto illegale. La legge (il DLSG n 124/1998) è chiara: regola i tempi d’attesa della sanità attraverso quattro modelli, contraddistinti dalle lettere U, B, D e P.

Il medico compila l’impegnativa e indica nel campo «priorità della prestazione» la lettera corrispondente all’urgenza della prestazione: la lettera U indica prestazioni «urgenti» a cui l’utente ha diritto entro 72 ore; la lettera B, «breve» prevede l’attesa di non più di 10 giorni; la lettera D: prestazioni «differibili», cioè quelle di prima diagnosi, da erogare entro 30 o 60 giorni, ed infine la lettera P, visite ed esami «programmati«, non urgenti.

È il caso delle visite di controllo, per le quali la regola stabilisce un massimo di 180 giorni. Se questi tempi vengono disattesi l’azienda sanitaria deve, per legge, garantire l’erogazione della visita, prevedendo il solo pagamento del ticket da parte del paziente.

Nella nostra regione questi tempi non vengono mai rispettati. Per una mammografia si arriva ad aspettare anche 13 mesi, per una visita reumatologica a Germaneto l’attesa arriva fino a 15 mesi.

Ma nessuno avvisa i pazienti che avrebbero diritto alle visite specialistiche, con il solo pagamento del ticket. Le conseguenze sono due, i pazienti sono costretti a rivolgersi a privati, ovviamente a pagamento, o ad altre regioni. Oppure il paziente può avvalersi della visita in Ospedale tramite intamoedia ma pagandola.

Ormai è un business. Le visite in intramoedia nascevano per snellire i tempi non per diventare prassi. Sono visite a pagamento e questo metodo fa incassare allo Stato 1 miliardo e 100 milioni di euro l’anno.

Ci sono Regioni, come il Veneto, che ha sospeso il regime di visite in intramoedia fino a che non sono state esaurite le liste d’attesa o Regioni come la Lombardia che obbliga i dipendenti delle Asl ad informare i pazienti sulle modalità di prenotazione e di attesa. I pazienti calabresi subiscono, infatti, oltre il danno anche la beffa.

Agli sportelli preposti alle prenotazioni nessuno, o quasi, informa i pazienti sulla possibilità di far rispettare i tempi d’attesa. E’ per questo che invitiamo tutti a rivolgersi ai presidi del Tribunale per i diritti del malato.
Felice Lentidoro
Segretario regionale di Cittadinanzattiva Calabria


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