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4 marzo 2021

Prima pagina

#SANREMOVENTIVENTUNO: CRONACHE DAL FESTIVAL (seconda puntata) di Gianlorenzo Franzì


C’è qualcosa di rassicurante e insieme perturbante nel vedere e sentire Orietta Berti che apre la gara della seconda serata di Sanremo 2021: una confort zone che riporta indietro ad un’epoca più facile (ma pure probabilmente edulcorata dal ricordo), e insieme un senso di straniamento a sentire QUANDO TI SEI INNAMORATO, le note di un refrain che più classico non si può, frasi aperte e ariose in una melodia che usa la voce sempre gradevole di una cantante sbertucciata negli anni che però ha il coraggio e la sicurezza di portare l’abito che tutti abbiamo visto davanti al 46% di share.

Arriva poi Bugo. Mi si nota di più se sono con Morgan o senza Morgan?: E INVECE SI non sarebbe neanche male, ma si adagia su giri armonici fin troppo sentiti. E poi va detto: per quanta simpatia possa fare, Bugo è inciampato in tre o quattro stecche e beccato poche note esatte.

Ma visto che alle 21.55 siamo solo al secondo big, diamo i numeri e scaliamo le classifiche che piace sempre tanto: top e flop.

TOP: Matilda De Angelis (9+), il look di Arisa (9-), l’onda rock dei Maneskin (8), l’alchimia fra Fiorello e Amadeus (7), la capacità di riempire il vuoto della platea con il ritmo (7), Amadeus che controbbatte allo spot sulla Liguria che denigra il festival (che poi, uno spot di turismo in pieno periodo covid? Ma davvero?) (6). Unico 10 pieno e incontrovertibile: Loredana Bertè, FIGLIA DI…, solo lei può permettersi capelli blu cobalto e minigonna mozzafiato a 70 anni senza neanche sfiorare il ridicolo o il patetico.

FLOP: Fiorello che ancora prova a cantare (1), Fedez che prova a cantare (1), Fedez con riesce a rovinare un abito Versace (1), Francesco Renga che fa il ggiovane e usa l’auto tune (2), Ibra che ad ogni uscita fa la stessa gag (3), Fiorello e Amadeus che ripetono la stessa formula dello scorso anno (4), Max Gazze che fa Max Gazzè (4).

Direttamente da Amici sale poi sul palco Gaia, CUORE AMARO dai toni arabeggianti trascurabilissima ma purtroppo, probabilmente, molto radiofonica; in rapida successione arriva poi Lo Stato Sociale con COMBAT POP. E anche qua, brano gradevole ma niente di straripante, convenzionalmente si il-anarchica ma in pieno stile del gruppo di Guenzi.

Altro giro, altro stop: Andrea Morricome dirige l’orchestra e ricorda il padre, il Maesreo Ennio, e insieme introduce Il Volo, i giovanotti della lirica nazional-popolare che, in successione dopo lo slot dedicato a Laura Pausini che ha cantato la canzone vincitrice del Golden Globe 2021, fanno chiedere perché all’estero (ci) vogliano, artisticamente, così semplici e semplicistici. Perché così come la Pausini e Il Volo rappresentano la musica italiana più richiesta e premiata nel mondo, ugualmente i film nostrani che hanno conquistato l’Oscar sono MEDITERRANEO e LA VITA È BELLA, opere che non brillano certo per la loro originalità o autorialità in senso stretto.

Ma probabilmente in questi motivi risiede anche la forza travolgente di Sanremo stesso, nel suo innegabile magnetismo, nel suo essere allo stesso tempo rappresentativo e lontano da noi.

Meglio pensare alla bella AMARE de La Rappresentante Di Lista: approccio esplicito e sfrontato con una canzone che sa tirare fuori l’energia del gruppo tra suoni curati, testi fitti ed eleganza stilistica, con una capacità compositiva istintiva quanto personale per un’approccio cantautoriale e moderno. Anche TI PIACI COSÌ di Malika Ayane va annoverata tra i brani migliori di questo Sanremo: lei ricorda l’Anna Oxa dei tempi migliori, con classe, una voce impeccabile (anche se con qualche piccolissima incertezza probabilmente dovuta a scivoloni tecnici), ritmo incessante e la giusta distanza fra lei e un’armonia classica ma rivisitata. Sarebbe perfetto se non fosse che l’80% del testo rimanga un mistero incomprensibile.

Ma la classe non è acqua: e se Malika ne ha da vendere, dovrebbe forse trovarne un po’ di più Elodie. Perché qualcuno dovrebbe spiegarle che essere bella come una statua non implica altro, e la coconduttirce di questa seconda serata ha la stessa forza comunicativa di un pezzo di marmo, oltretutto adagiata nel suo momento musicale in un vistosissimo playback che non si è neanche sforzata di nascondere, in un incomprensibile madley di pezzi non suoi trasfigurati in un maldestro brano dance.

E mentre ancora ci si chiede cosa ci faceva Gigliola Cinquetti (sic!) tra Fausto Leali (una delle voci maschili in assoluto più belle in Italia) e Marcella Bella (SENZA UN BRICIOLO DI TESTA è uno dei brani più belli in assoluto portati in 71 anni di Sanremo, dissonante e appassionato), passano Ermal Meta con una banalissima UN MILIONE DI COSE DA DIRTI che guarda da vicino Ultimo (….), gli Extraliscio con Davide Toffolo con una interessantissima BIANCA LUCE NERA che risuona di fascino gitano, per arrivare ad uno dei momenti più imbarazzanti non di Sanremo ma del 2021,ovvero Gigi D’Alessio versione ggiovane con la crew di GUAGLIUNE. Bastasse il velo pietoso.

Come se non fosse abbastanza, arriva Achille Lauro che non riesce a parlare in italiano neanche per la lunghezza di una frase: ingabbiato nella sua arroganza, sarebbe anche piacevole se non fosse così convinto della sua aura glam e maudit, mentre rielabora concetti detti prima e molto meglio da tanti altri, in primi Bowie e Zero. Cantasse solo BAM BAM TWIST sarebbe meglio.

Sale a cantare poi Random: lecita ogni domanda su chi sia, così come è lecito ironizzare tra il nome e il suo canto. Non va meglio il successivo Fulminacci, che invece di sto are imita Brunori che imita Dalla.

Peccato che sia quasi l’1 di notte, perché l’esibizione di Willy Peyote col suo MAI DIRE MAI (LA LOCURA) meriterebbe un pubblico più sveglio: sempre più abile nel criticare società e poteri forti, girare il coltello nella piaga e sfottere chiunque, si muove beffardo tra parole e significati nascosti.

Alla fine, una serata con più ritmo rispetto alla prima, ma si sente la mancanza di un guizzo, di un balzo, di una nota stonata ma armonizzante che renda questo Sanremo memorabile senza ricorrere al covid.

Gianlorenzo Franzì 

 


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