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5 marzo 2021

Prima pagina

#SANREMOVENTIVENTUNO: CRONACHE DAL FESTIVAL (terza puntata) di Gianlorenzo Franzì


Giuliano Sanngiorgi apre la terza serata cantando 4/3/43: un omaggio sentito ad un genio musicale che purtroppo conferma la fase calante di una delle voci autoriali più belle degli ultimi anni. I Negramaro, appena usciti con il loro nuovo progetto, sono esplosi proprio a Sanremo con quel tornado che fu MENTRE TUTTO SCORRE: paradossalmente però da allora a CONTATTO, l’ultimo CD uscito il 13 novembre, sembra che il bravissimo Sangiorgio abbia perso ispirazione e che soprattutto la sua voce sia rimasta alle solite scivolate in falsetto.

La serata più attesa, quella dei duetti parte con Noemi che canta PRIMA DI ANDARE VIA con Neffa, valorizzando un pezzo già ottimo; ma la sorpresa è Fulminacci che fa esplodere Roy Paci e Valerio Rondini con una versione straordinaria di PENSO POSITIVO.

E se Renga ha portato in gara una delle canzoni più brutte dell’ultimo ventennio, non migliora la sua condizione portare UNA RAGIONE DI PIÙ, e neanche Casadilego riesce a sollevare le sorti della canzone. A parte che sembra confermarsi la tragica “legge dei vincitore di X-Factor”: quarto arrivato, Naip, suona con Patty Pravo su Raiuno, la prima, appunto Casadilego, trasformata in una strana teiera che armonizza male pezzo peraltro meraviglioso della Vanoni.

Altra esplosione con gli Extraliscio e Davide Toffolo che ospitano Peter Pilcher e fanno scintille con ROSAMUNDA, che dal Maestro Mario Canello passano alla balera con un ritmo strepitoso.

Ma sull’ottovolante di Sanremo ad un momento altissimo non può che seguirne uno bassissimo: nel duetto di Fasma e Nesli un microfono non va e Amadeus interviene chiedendo quale dei due cantanti avesse quello malfunzionante: ii tecnici non sanno rispondere. Chiaramente perché non sapevano distinguere Fasma da Nesli: d’altronde, sinceramente, sembrava uno sconosciuto che duettava con un altro sconosciuto eseguendo una canzone sconosciuta (LA FINE, solo Tiziano Ferro poteva farne un bel brano). In una versione peraltro pessima.

LE COSE CHE ABBIAMO IN COMUNE è un brano di uno dei lavori più delli di Daniele Silvestri: purtroppo è stato stuprato da Fedez. Lo accompagnava la Michielin in versione Biancaneve tirolese, affannata a reggere il passo in un duetto imbarazzante che ripercorreva anche FELICITÀ. Con aggiunta tocco di classe con la Michielin che fa ricevere i classici fiori dal compagno di palco Federico: la parità di genere ringrazia.

E ancora su. Ma davvero in alto: con AMANDOTI dei CCCP i Maneskin infilano una delle esibizioni più forti della loro carriera (passata e probabilmente futura) insieme ad un Manuel Agnelli -che si conferma Re Del Mondo dopo aver dimostrato la sua assoluta superiorità ad XFactor…- scatenato, che si mangia il palco (e lo stesso Damiano David che lo rincorre ma a fatica, urlando e scalpitando) con due soli versi cantati.

E ancora giù. Ma tanto giù. RAGAZZO FORUNATO è di per sé una canzone modesta: eppure Random riesce a peggiorata, renderla ancora più fastidiosa, mostrando il peggio della contemporaneità.

Di nuovo su. Samuele Bersani avrà sempre un credito emotivo nei confronti di tutti noi per aver scritto quel gioiello di commozione che è GIUDIZI UNIVERSALI: il duetto con Willie Peyote però non leva e non aggiunge nulla all’originale, oltre a mostrarw anche qua che un mostro della canzone d’autore come Samuele basta aprire bocca per conquistare un palco.

Ibramovich continua a farsi notare per l’inafferrabile motivo della sua presenza a Sanremo, così come non si può fare a meno di chiedersi quale mente diabolica abbia potuto pensare di riesumare i Neri Per Caso per farli cantare con Ghemon. Ci sono invece canzoni come GLI ANNI di Max Pezzali, che sono capaci di fare il miracolo: la forza di questo testo apparentemente leggero eppure doloros e tagliente senza sconti riesce a salvare l’inessenzialita musicale di Giò Evans, accentuando il senso di malinconica tristezza facendolo accompagnare dai cantanti di The Voice Over in un cortocircuito “meta” quasi commovente. Chissà poi se è voluto l’effetto Eighties per aver messo a presentare La Rappresentante di Lista proprio Vittoria Ceretti: la prima che canta SPLENDIDO SPLENDENTE con la splendente Rettore senza sfigurare, la seconda che presenta male come le vallette degli anni Ottanta, leggendo maldestra i foglietti dei presentatori. Vabbè. Meno male che arriva subito dopo Arisa che porta QUANDO di Pino Daniele. La lucente Rosalba veste con la sua voce una delle composizioni più delicate e struggenti di Pino Daniele. Peccato che Michele Bravi, molto fluid, non le stia dietro.

Non sono bastate tre serate a far capire ad Achille Lauro la necessità di prendere lezioni di dizione, così come che le sue canzoni sono molto meglio del suo voler essere (e voler credere) un divo da glam rock. Invece tre serate son bastate per far ingranare Amadeus e Fiorello che a tratti è parso aver ritrovato quel brillìo dello scorso anno.

Madame riprende di PRISENCOLINENSINENCIUSOL anche la scenetta tra i banchi, e meno male che rifacendo NON È PER SEMPRE (capolavoro degli Afterhours) Lo Stato Sociale decida di restare sobrio, di lasciare nelle retrovie Lodo Guenzi, e di aggiungere in coda Francesco Pannofino ed Emanuela Fanelli che si appellano alla riapertura dei luoghi di musica e cultura.

Annalisa invece forte della sua prima posizione nella classifica della prima serata decide di rincarare la dose e approfittare del momento top: insieme alla chitarra di Federico Poggipollini offre LA MUSICA È FINITA di Umberto Bindi usando la sua vocalità morbida e duttile per lasciare inalterata l’armonia di questo gioiello con le sue note scivolate e piene, lei troppo brava per dover continuamente sperare di riuscire a fare quel salto che insegue con rincorsa da troppi anni. Sembra scesa da un altro pianeta Lous and The Yakuza (alias Marie-Pierra Kakoma), pronta a dare man forte a Gaia per una versione soft e convincente di MI SONO INNAMORATO DI TE,

Rispetto al l’inedito in gara, molto più aderente al loro percorso artistico POVERA PATRIA, il brano che Colapesce e DiMartino hanno deciso di portare: certo è che il brano è difficile e impegnativo, ma anche così legato e attaccato e connaturato alla voce del suo autore che il fallimento dei duo era forse ineluttabile… premiamo però l’impegno.

In una serata fitta fitta di musica, Amadeus è stato però bravo a non risentire della pressione del vociare insistente sul “calo” di share (passato dal 46% dello scorso anno al 42%: sempre quasi mezzo popolo è), pur essendo questo Sanremo 2021 l’edizione in assoluto più commentata sui social. Dove d’altronde siamo anche noi ora.

Provate voi a non esserci domani.

Gianlorenzo Franzì 

 


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