Scuola, Pacifico (Anief): "Europa condanna l'Italia su precari e ci dà ragione"
29 gennaio 2021

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Scuola, Pacifico (Anief): “Europa condanna l’Italia su precari e ci dà ragione”


(Adnkronos/Labitalia)

Oltre 200mila precari non hanno mai avuto alcun beneficio dalle sentenze loro favorevoli conseguenti alla condanna della legislazione italiana da parte delle Corte di giustizia europea con la sentenza Mascolo del 26 novembre del 2014: né la Corte di Cassazione, né la Corte costituzionale italiana sono riuscite a trovare un rimedio valido”. Lo ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante la conferenza stampa svolta oggi per esaminare gli effetti della recente posizione presa dal Comitato europeo dei diritti sociali sul ricorso n. 146/2017, presentato nel 2017 dall’Anief, che ha condannato la politica perpetrata dai governi italiani sulla reiterazione dei contratti a termine sottoscritti nei confronti degli insegnanti precari.

“Anche la Buona Scuola del 2015 – ha aggiunto Pacifico – non ha portato a risolvere il problema del precariato: la supplentite è addirittura aumentata. Il tema non è stato affrontato in maniera corretta dai governi che si sono succeduti in Italia. Anief, che ha denunciato per la prima volta l’abuso dei contratti a termine dei precari italiani nel gennaio 2010, ora sta ottenendo giustizia dal Comitato europeo dei diritti sociali, il quale si è detto d’accordo sul fatto che bisogna garantire un sistema di reclutamento riservato a chi ha svolto supplenze oltre i 36 mesi, anche nella scuola paritaria”, come del resto previsto già dalla direttiva UE 1999/70/CE.

“La politica dell’Anief sul precariato non è cambiata: non ci siamo mai dimenticati del personale docente pubblico e di quello della scuola paritaria, di chi ha un diploma e ha diritto a insegnare nella scuola primaria, degli insegnanti di religione e degli insegnanti tecnico pratici. Cominciamo ora a fare concorsi selettivi, ma non escludenti per i precari docenti e Ata”, ha detto.

Non solo. Il presidente dell’Anief durante la conferenza, a cui hanno partecipato anche gli avvocati che hanno seguito la procedura del ricorso al Comitato europeo dei diritti sociali, Sergio Galleano del Foro di Milano, Vincenzo De Michele del Foro di Foggia, Walter Miceli e Fabio Ganci del Foro di Palermo, ha voluto sottolineare che “anche in termini economici allo Stato, all’Erario e ai cittadini un precario costa di più: se fa un ricorso e vince ha diritto a un risarcimento e le spese legali vengono pagate dalla comunità”.

L’effetto di questo accoglimento da parte del Comitato europeo dei diritti sociali, non è, come ha spiegato Walter Miceli, “l’immediata trasformazione dall’oggi al domani dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, ma si tratta pur sempre di un passo fondamentale della giurisprudenza che riguarda il contrasto al precariato”. “Di fatto -ha detto Miceli- è un giudizio di totale fallimento dei piani di stabilizzazione perseguiti da tutti governi, nessuno escluso, finora”.

Ma cosa potrebbe succedere adesso ? “Noi auspichiamo da sempre un intervento legislativo che riapra il canale delle Gae, così come ci aspettiamo un intervento sul concorso straordinario che non deve essere una procedura escludente verso migliaia di insegnanti che hanno diritto a un posto” e, se questo non accadesse, “rimane sempre la via del ricorso al giudice ordinario che noi giudichiamo sempre l’estrema ratio”, ha aggiunto Miceli.

“Chi non ha mai fatto un ricorso giudiziario -ha confermato Fabio Ganci- ci auguriamo che non debba mai farlo. Quando ci sarà il nuovo ministro dell’Istruzione, indipendentemente dal colore politico, ci auguriamo di poterci sedere e ricominciare a trattare sul serio il tema del precariato scolastico. Ma, certo, se non accade nulla, l’unica strada possibile per vedere riconosciuti i propri diritti resta quella del ricorso giudiziario. Ancora oggi l’Europa ci bacchetta e noi vogliamo nel 2022 andare in Europa ed essere un esempio e non un problema”.

“L’accoglimento del nostro ricorso -ha spiegato Vincenzo De Michele- significa che l’Italia ha violato i principi della Carta Sociale europea, che è un trattato del Consiglio d’Europa adottato a Torino nel 1961 e rivisto a Strasburgo nel 1996 (la Carta riveduta è entrata in vigore nel 1999, ndr): è un trattato ratificato dall’Italia che come tale va applicato. Questo significa che davanti ai giudici nazionali o del lavoro e ai Tar, i nostri associati potranno richiedere l’assunzione a tempo indeterminato e l’inserimento nelle Gae (graduatorie ad esaurimento)”.

“Il Comitato europeo dei diritti sociali -ha specificato Sergio Galleano- è un organismo che si pronuncia sui reclami collettivi presentati da sindacati e organizzazioni sociali. I suoi pareri non sono immediatamente esecutivi, ma interpretativi e in questo caso il parere rilasciato al nostro reclamo contiene una accusa pesante all’Italia”.


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