Federica Guidi e Gianluca Gemelli
16 gennaio 2017
Federica Guidi e Gianluca Gemelli

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Sembrava l’inchiesta dell’anno…


Tempa Rossa: sembrava l’inchiesta dell’anno, sembrava si fosse scoperto chissà quali reati, ed il primo risultato dal punto di vista processuale è la richiesta, udite bene, di archiviazione, del Pubblico ministero titolare del filone romano, Roberto Felici. Quindi abbiamo scherzato, oppure la Procura di Potenza dovrebbe fare più attenzione nel condurre le indagini. Indagini che con le loro 32.000 cartelle sono costate un bel po’ al Sistema Italia.

Indagini che con il fermo dell’impianto di estrazione di Viaggiano, hanno fatto perdere circa 500 milioni alla maggiore azienda italiana e cioè l’Eni, cioè ministero del Tesoro, cioè Italia.

Un fascicolo, della maxi inchiesta «Tempa Rossa» è stato stralciato in parte alla Procura di Roma dove è finito sotto il controllo del pool reati contro la pubblica amministrazione, coordinati dal procuratore aggiunto, Paolo Ielo.

Nella capitale i fascicoli provenienti dalla Procura lucana sono stati attentamente verificati e non sono stati individuati reati, tant’è che il procuratore della repubblica di Roma, Roberto Felici, ha richiesto l’archiviazione dell’inchiesta sugli indagati del cosiddetto «quartierino romano» coinvolti nell’operazione, massimi dirigenti del ministero ed imprenditori.

L’archiviazione è una rivincita anche per l’ex ministra Federica Guidi, coinvolta perché intercettata al telefono sull’argomento con il suo compagno Gianluca Gemelli, indagato nell’inchiesta.
«Sono stata fatta a pezzi e costretta alle dimissioni», si sfoga in privato. «E per cosa? Non c’era nulla in quella intercettazione. Non ero nemmeno indagata. E infatti, è finito tutto in una bolla di sapone» ha scritto il corriere.it riportando una sua dichiarazione.

Paolo Pombeni, in un commento su Il Sole 24 ore, ha scritto che «la notizia è di quelle che fanno il botto: la Procura di Roma ha smontato l’inchiesta lanciata nel marzo dello scorso anno con gran clamore dalla Procura di Potenza…», sottolineando l’aspetto mediatico della vicenda e dell’inchiesta «…per poi vederle finire nel nulla».

Fermo restando che gli accertamenti dal punto di vista ambientale sono necessari e legittimi, non è possibile sparare a zero su un sistema, quello energetico che ancora oggi si regge sugli idrocarburi. È necessaria una politica seria e decisa, e delle scelte. «Scegliere» soluzioni ed «adottarle»: questo Paese è ancora troppo ingessato per competere con il mondo.
Paolo Giura


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