In termini di retribuzione lorda pro capite, i dipendenti pubblici, per via del blocco della contrattazione, hanno perso in media, dal 2010 al 2015, 4.049 euro in termini reali. E’ quanto emerge dallo studio dell’Unione nazionale consumatori che ha elaborato i dati Istat sui Conti ed aggregati economici delle amministrazioni pubbliche.
In termini nominali, senza tener conto dell’aumento del costo della vita, la retribuzione lorda è passata, in media, da 34.662 del 2010 a 33.763 del 2015, con una riduzione di 899 euro. Ma se si considera l’erosione dovuta all’inflazione (1,5% nel 2010, 2,8% nel 2011, 3% nel 2012, 1,2% nel 2013, 0,2% nel 2014 e 0,1% nel 2015), allora la perdita in termini reali supera i 4000 euro, attestandosi a 4.049 euro.
I più danneggiati sono i dipendenti delle amministrazioni locali. Se dal 2010 al 2015 si è passati in termini correnti da 36.205 a 34.854, con una riduzione secca di 1.351 euro, considerando l’andamento dei prezzi la perdita sale a 4.641 euro. Un record.
«E’ evidente che un incremento medio di 85 euro per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego è insufficiente per far recuperare ai lavoratori quanto hanno realmente perso in questi anni» afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori.