L’emergenza, da una parte, una riforma strutturale del mercato elettrico, dall’altra. L’Unione europea, nonostante il ritardo accumulato in questi mesi, sembra pronta a muoversi per fronteggiare le conseguenze della crisi energetica e la corsa senza freni del prezzo del gas. Due strade che portano alla riduzione dei consumi e al tetto alle quotazioni, misura invocata da tempo dal premier Mario Draghi e sui cui stanno cadendo anche le ultime resistenze tedesche, e un meccanismo che sleghi il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. La doppia manovra, che sarà all’esame della prossima riunione del Consiglio europeo, è stata anticipata nella sostanza dal presidente della Commissione Ue, Ursula Von del Leyen.
La premessa è che la crisi attuale non è destinata a risolversi ma, al contrario, a complicarsi ancora. “Dobbiamo prepararci a una potenziale interruzione totale del gas russo”, ha ribadito, ricordando quanto fatto finora. “Stiamo diversificando i nostri fornitori alla velocità della luce: la fornitura di gas da fonti diverse dalla Russia è aumentata di 31 miliardi di metri cubi da gennaio di quest’anno e questo compensa i tagli russi. Stiamo anche riducendo in modo sostanziale il nostro fabbisogno di gas importato e per questo abbiamo chiesto agli Stati membri di ridurre il consumo di gas del 15%”.
Quello che resta da fare è però molto più significativo. “Porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi è solo il primo passo. L’aumento vertiginoso dei prezzi dell’elettricità sta mettendo a nudo i limiti dell’attuale struttura del mercato elettrico, che è stato sviluppato per circostanze diverse. Per questo stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità”. In queste parole ci sono le due novità sostanziali.
L’emergenza vuol dire fare ricorso al piano per la riduzione dei consumi. “Abbiamo chiesto agli Stati membri di ridurre il consumo di gas del 15% e di conservarlo nello stoccaggio: in questo modo si possono risparmiare fino a 45 miliardi di metri cubi di gas naturale”, ha ricordato Von der Leyen. E vuol dire anche arrivare a discutere seriamente del tetto al prezzo del gas. Lo faranno il 9 settembre i ministri dell’Energia, tentando di costruire i presupposti per la decisione dei leader nel Consiglio di ottobre.
Parlare di una riforma strutturale del mercato elettrico vuol dire invece, e anche in questo caso la proposta porta la firma italiana di Mario Draghi, separare i prezzi del gas da quelli dell’elettricità. Una soluzione che consentirebbe di limitare i danni in maniera consistente, neutralizzando buona parte del potere di ricatto di Mosca, in questa congiuntura, e di qualsiasi altro attore del gas, in prospettiva futura. Se il prezzo dell’energia elettrica si formasse con meccanismi autonomi, sarebbe anche più semplice gestire il mercato quando la transizione verso le rinnovabili sarà effettivamente compiuta.
La strada descritta dalle parole di Von der Leyen è quella giusta. Ora, come già successo troppe volte in passato, sarà fondamentale non disperdere le idee nella melma dei veti incrociati e della lentezza decisionale della macchina europea. Perché l’inverno si avvicina e il tempo stringe. (Di Fabio Insenga)