L’eventuale istituzione di un fondo europeo modellato sul programma Sure per affrontare la crisi energetica è una cosa che richiede “ulteriori discussioni, perché ci sono differenti visioni attorno al tavolo su questa questione” tra gli Stati membri. Lo dice il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, a margine dell’Ecofin a Lussemburgo.
In un intervento pubblicato ieri da diversi media europei, i commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton hanno proposto l’istituzione di un fondo modellato su Sure, il programma di prestiti a sostegno dei piani nazionali di supporto all’occupazione lanciato nei primi mesi della pandemia di Covid-19, che fece poi da modello per Next Generation Eu, in particolare per le modalità di finanziamento. A differenza di Next Generation Eu, però, Sure era fatto esclusivamente di prestiti a tassi di favore, erogati agli Stati dalla Commissione, la quale, avendo un rating migliore, può spuntare sui mercati dei capitali rendimenti decisamente inferiori a quelli dei singoli Paesi dell’Europa meridionale.
La Commissione, raccolte garanzie dagli Stati membri, emette obbligazioni e gira i fondi così raccolti ai Paesi, in pratica girando loro il tasso spuntato sul mercato: le capitali possono in questo modo evitare di indebitarsi a tassi elevati. L’istituzione di un fondo basato su prestiti, e non su trasferimenti, per affrontare la crisi energetica è stata caldeggiata mesi fa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, consapevole che un piano fatto di prestiti è più ‘digeribile’ per le opinioni pubbliche nordiche rispetto ad un programma come Ngeu, che prevede anche trasferimenti, i quali a differenza dei prestiti non vengono restituiti (i vantaggi per gli altri Stati membri sono indiretti, dato che ne beneficia il funzionamento dell’area euro nel suo insieme).