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2 luglio 2020

News Lamezia e lametino

Svolto con successo «Incontro al Solstizio d’Estate»: musica e speranza presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme


Tempo di Covid. Di paure, ansie, incubi per tutti. Ma c’è chi, in clima di pieno corona virus ci vive da tanto. Provate, ad esempio, a pensare cosa significhi vivere con l’angoscia della morte e della persecuzione in maniera costante. Sono malati “invisibili”, quelli che è meglio nascondere. Quelli pericolosi ed estremi. Quelli di cui aver paura. Quelli dai quali è meglio stare alla larga. “Anche se strillano chi li sente, anche se strillano che fa”, cantava De Gregori in “Terra di nessuno”, nel 1987.

Una nota musicale con dentro cuore e sotto un elettrocardiogramma è stato il logo dell’ “Incontro al Solstizio d’Estate”, tenutosi martedì 30 giugno 2020 presso l’S.P.D.C. (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. La locandina è stata disegnata da una ragazza ricoverata nei giorni scorsi in Reparto, che oggi, per fortuna, sta meglio. L’evento è stato organizzato U.O. SPDC Lamezia Terme della stessa Azienda Sanitaria Provinciale Catanzaro Dipartimento Salute Mentale .

All’interno del “Giardino dei Pensieri Ritrovati”, inaugurato nel 2018, le sorelle Laura e Miriana Screnci, artiste catanzaresi, hanno allietato i presenti con le loro voci soavi, delicate e decise, attraverso l’esecuzione di brani tratti dal repertorio di musical e musica pop. Tra i pezzi proposti: “Can’t help falling in love” di Presley, “L’emozione non ha voce” di Celentano e New York, New York” della Minelli.

Nel pubblico: dottori, infermieri, associazioni, pazienti, familiari. Un sole piacevole, un bel venticello, le rondini ad accompagnare il canto, ed anche la luna. Dai balconi di tutto l’ospedale si scorgevano alcune mani che battevano il tempo, quelle delle persone ricoverate in altri reparti che, anche da lontano, hanno potuto partecipare a questo momento di svago. Tra i pazienti c’era chi cantava a squarciagola ancor prima che il concerto iniziasse, chi filmava col cellulare, chi ha accennato qualche passo di danza. Qualcuno a un certo punto, da uno stanzino, ha urlato “basta”: ci ha ricordato dov’eravamo. Non è mai scontato ricevere in dono anche un solo istante di speranza e di vita quando ti trovi in fondo ad un pozzo che non riesci a risalire. Anche una breve emozione che il tuo corpo e la tua anima riescono a percepire nella disperazione più totale è linfa vitale, può aiutare. Anche semplicemente osservare un fiore in giardino trasformato, che finalmente non è più un triste luogo decorato da cemento e cicche di sigarette.

“Dal buio all’inverno fatto di paure e perdite umane vogliamo dare un segno di vita, nei giorni dell’anno di massima luce, che possa simboleggiare una ritrovata serenità e speranza”, si legge sull’invito all’evento. “Un momento di speranza rispetto anche ai momenti drammatici che abbiamo vissuto”, come ha sottolineato il Direttore Dr. Michele Gabriele Rossi riferendosi al Covid. E’ stato lui a voler proporre questa festa . Non è stato semplice, non lo è mai quando si tratta di esternare la malattia mentale alla società, lo è ancor di più in periodo di pandemia.

A supervisionare sulle misure di prevenzione del contagio era presente il “covid management”dott. Bonacci, a tutti i partecipanti è stata misurata la temperatura corporea all’ingresso ed è anche stato servito un piccolo rinfresco di bibite e di dolci preparati, sporzionati in piatti e distribuiti singolarmente ai convenuti. Lo stesso Direttore Rossi è promotore di diverse attività mirate ad aprire al mondo i cancelli della Malattia Mentale.
L’ “Incontro al Solstizio d’Estate” è stato supportato dall'”Associazione Comunità di Volontariato S.S. Pietro e Paolo” che portando avanti il Progetto Gedeone svolge attività anche in psichiatria e provvede alla cura del Giardino, dal professor Claudio Fittante che ha curato la parte musicale, e dal “Progetto Itaca”. Ad intervenire sul palcoscenico, tra gli altri, il Direttore Sanitario dell’Ospedale, Dottore Gallucci, e l’assessore alla cultura del Comune di Lamezia Terme Giorgia Gargano che ha ringraziato commossa portando i saluti del Sindaco e manifestando apertura per qualsiasi nuova iniziativa. Si progetta di realizzare appuntamenti simili con una cadenza mensile. “Solo con la cultura possiamo superare lo stigma”, ha affermato il presidente dell’Associazione Comunità di Volontariato S.S. Pietro e Paolo, Antonio Mangiafave.
La psichiatria sociale, di cui l’Italia ha avuto esperienza soprattutto con l’operato di Franco Basaglia, prevede l’affermazione di un nuovo modello di cura territoriale e di comunità. Tale modello è importante nella promozione della salute mentale, nella prevenzione, nell’indicare una terapia che non è soltanto fatta di farmaci, nella riduzione dello stigma ad esso legato, della discriminazione e dell’esclusione sociale delle persone con disagio mentale. Questi incontri, oltre a portare benefici a chi ha disagio, possono condurre a una crescita della società. Farci ragionare in un modo diverso, contaminarci positivamente, distruggere alcuni schemi mentali e alcune rigidezze imposte dal sistema. Conoscere e assorbire alcune sfumature di un mondo che reputiamo strano e lontano, un mondo che, assieme ad elevate sofferenze, custodisce tratti di genuinità, di creatività, d’arte e di sfacciato amore per la vita. Fattori che potrebbero diventare la medicina per la nostra presunta “normalità”.


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