Terremoto M5S, cade veto su Italia Viva e Di Battista minaccia l'addio
29 gennaio 2021

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Terremoto M5S, cade veto su Italia Viva e Di Battista minaccia l’addio


(Adnkronos)

La caduta del veto posto dal M5S sull’ingresso di Italia Viva nella nuova maggioranza di governo provoca un terremoto dentro al Movimento 5 Stelle. Alle consultazioni con il Capo dello Stato, il capo politico grillino Vito Crimi afferma che “per il Movimento 5 Stelle l’unica persona in grado di condurre con serietà il Paese in questa fase è Giuseppe Conte” e che i pentastellati sono disponibili a “un governo politico” che parta “dalle forze della maggioranza dell’ultimo anno e mezzo ma con un patto di legislatura chiaro”. Un cambio di linea che manda su tutte le furie l’ala dei ‘duri e puri’, contraria al ritorno al tavolo con Matteo Renzi.

Su Facebook Alessandro Di Battista minaccia lo strappo: “L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”. Poi, in un messaggio inviato ad alcuni parlamentari a lui vicini, l’ex deputato precisa: “Se non condivido una cosa io mi faccio da parte e mi vivo la mia vita, di certo non faccio scissioni o mi metto a creare correnti… Non è da me”.

Intanto però la bomba è deflagrata. E c’è chi non esclude di lasciare il Movimento dopo il dietrofront dei vertici pentastellati con diversi senatori già sul piede di guerra. “Se ci trasformiamo in dorotei ne prenderò atto e tornerò a casa – dice all’Adnkronos Nicola Morra, senatore e presidente della Commissione Antimafia -. Io sono in una casa politica per fare la ‘guerra’ per il cambiamento: se il cambiamento questa casa politica non lo vuole più fare ne prenderò atto e non escludo le dimissioni”.

“Credo sia il momento della responsabilità nei confronti del Paese, ma quanto successo va spiegato e non può rimanere privo di conseguenze”, afferma invece il collega Fabrizio Trentacoste. La senatrice Barbara Lezzi chiede un voto su Rousseau per avallare la nuova linea: “I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso è necessario”.

La stessa Lezzi in un post del 14 gennaio aveva minacciato di lasciare il seggio qualora il M5S fosse tornato al governo con i renziani. I malpancisti però si annidano anche alla Camera. Raphael Raduzzi – uno degli ‘alfieri’ della fronda anti Mes – esprime sui social apprezzamento per l’uscita di ‘Dibba': “Lo condivido pienamente”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la collega Jessica Costanzo. Non mancano le critiche ai vertici. Il deputato Alvise Maniero, per esempio, condivide su Facebook la dichiarazione del 12 gennaio con cui Vito Crimi chiudeva a un nuovo governo con Iv: “La conservo gelosamente, per obbedirvi senza discutere nei giorni a venire”.

Riportare Renzi “al tavolo delle trattative praticamente da vincitore”, fa eco Francesco Forciniti, “significherebbe fare un male non già e non solo alla credibilità del Movimento 5 Stelle, ma all’Italia intera, che sarebbe ancora ostaggio dei suoi ricatti a tempo indeterminato”. “I ‘mai più con Renzi’ durano comunque meno dei miei 15 minuti di notorietà”, ironizza Pino Cabras, firmatario di una interrogazione al governo sulle consulenze di Matteo Renzi in Arabia Saudita dalla quale i vertici pentastellati avevano preso le distanze in mattinata.

Ma nelle chat dei ‘governisti’ il bersaglio diventa Di Battista, accusato da parlamentari ed esponenti dell’esecutivo di voler “spaccare il Movimento” e di fare “il gioco di Renzi”. Da Luigi Di Maio, che già in precedenza era intervenuto per sopire la polemica sui rapporti tra Renzi e l’Arabia Saudita, arriva un forte appello alla ”responsabilità da parte di tutti” e l’invito a ”favorire il dialogo in questa fase delicatissima”.

La palla ora è nelle mani del presidente della Camera Roberto Fico, a cui il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha affidato un mandato esplorativo per verificare l’esistenza di una maggioranza politica a partire dai gruppi che sostenevano il precedente esecutivo. Gli incontri dovranno concludersi entro martedì, quando Fico salirà nuovamente al Colle per aggiornare il Presidente della Repubblica. (di Antonio Atte)


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