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24 giugno 2023

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Trame 12 Festival dei libri sulle mafie: Intervista ad Alessandra Sciurba (Università di Palermo)


Intervista ad Alessandra Sciurba (Università di Palermo) intervenuta insieme a Cecilia Strada (Resq), Giorgia Linardi (Sea Watch) e Francesco cancellato (Fan Page) alla dodicesima edizione di trame Festival dei libri sulle mafie, a Lamezia Terme.

Oltre la commozione e le visite brevi delle istituzioni, cosa è stato fatto per le vittime di Cutro e di Pylos?

“Se quelle persone sono diventate vittime, la colpa è sicuramente anche dei governi dell’Unione Europea che hanno chiuso il canale d’ingresso illegale e hanno obbligato quelle persone in fuga da dittature terribili ad avere soltanto quel modo di salvarsi la vita o comunque di renderla dignitosa. Quindi da questo punto di vista anche troppo è stato fatto. Rispetto invece alla possibilità di salvarle non è assolutamente stato fatto quello che si doveva fare. C’è una indagine in corso rispetto a Cutro. Mi auguro che si faccia luce anche rispetto a quello che è successo a Pylos che sembra che sia ancora più pesante in termini di ingerenza di mezzi di un governo europeo rispetto alla Grecia.  Io a Cutro sono andata. Abbiamo trovato un comune che ha cercato in tutti i modi di darsi da fare, delle assistenti sociali del comune meravigliose, delle associazioni locali incredibili, e l’assenza assoluta dello Stato, se non ancora una volta soltanto in chiave di violazione dei diritti fondamentali, perché ci siamo poi accorti che i sopravvissuti erano stati ammassati in due hangar nello spazio antistante al Cara di Crotone. Sono stati poi accolti in un albergo soltanto grazie all’intervento della società civile, seguendo esattamente la stessa linea seguita a partire dal primo intervento del ministro Piantedosi dopo il naufragio, cioè criminalizzazione delle vittime”.

Che cosa dovrebbero fare i governi?

“Ci sono tanti livelli. Il primo direi che è quello di non continuare a legittimare guerre e dittature che provocano poi migrazioni di massa, perché poi i governi del nord del mondo sono alleati di tantissimi dittatori liberticidi da cui scappano le persone migranti. E sempre su questo livello anche magari smettere di sfruttare tutte le risorse dei paesi del sud del mondo, impoverendoli e poi pretendendo che le persone però rimangano lì in paesi che non hanno avuto la possibilità di svilupparsi da un punto di vista economico e democratico autonomamente secondo la loro strada. Il secondo livello sarebbe aprire canali di ingresso legali, sicuri per tutti, per chi accoglie e per chi parte, cosa assolutamente fattibile, lo ha dimostrato l’Ucraina. Quasi 3 milioni di persone solo nelle prime due settimane dopo lo scoppio del conflitto sono stati accolte attivando strumenti legali che esistono nell’Unione Europea e fondi che esistono nell’Unione Europea. Non è successo assolutamente niente, non ce ne siamo neanche accorti. Per un momento siamo solo stati tutti un po’ orgogliosi di noi stessi. Bene, i numeri del Mediterraneo sono enormemente minori, quindi quel frangente lì avrebbe dovuto insegnarci quanto strumentale è urlare all’invasione e quanto possibile sarebbe accogliere serenamente. E poi, quando le persone arrivano, smettere di continuare a incrementare politiche che producono soltanto illegalità e sfruttamento. L’ultimo decreto trasformato in legge a marzo e all’indomani del naufragio terribile di Cutro, strumentalizzando quella strage, sostanzialmente impedisce a tantissime persone di legalizzare la propria posizione sul territorio. Le persone chiamate clandestine sono volutamente costruite in quanto tali. Questo decreto è l’ultimo dei tanti tasselli posti per far sì che persone che vivono in questo paese che sono anche spesso assolutamente incluse dentro reti sociali ed economiche, non possano farlo alla luce del sole e si trasformano invece in persone senza documenti, irregolari, invisibili, facili vittime di tratta e sfruttamento lavorativo, incrementando un sistema di illegalità che poi diventa una profezia che si autoavvera, perché poi si urla all’insicurezza quando arrivano le persone migranti, ma è chiaro, se si buttano tutti per strada senza documenti poi l’insicurezza cresce per tutte e tutti. Quindi politiche migratorie e ragionevoli che trattino questo fenomeno per quello che è, smettendo di strumentalizzarlo costantemente per ottenere facile consenso da parte di tutti i governi, di tutti gli schieramenti”.

Cosa lega mafie e migranti nel Mediterraneo?

“Tutto purtroppo, nel senso che la chiusura di canali di ingresso legali, sicuri, percorribili favorisce assolutamente la tratta di esseri umani e le mafie internazionali che quella tratta gestiscono. Queste reti criminali ringraziano tutti i giorni in cuor loro, forse ci saranno occasioni in cui lo faranno anche in pubblico, visto che coincidono molto spesso con i governanti dei paesi di transito che poi noi paghiamo, come nel caso della Libia. Ringraziano tutti i giorni i governi che chiudono i canali di ingresso legali e sicuri perché i trafficanti rimangono l’unico strumento possibile per salvarsi la vita pagando viaggi 10-20 volte di più di quanto costerebbe invece con un visto imbarcarsi su un aereo e arrivare in sicurezza.

Ancora, la legittimazione attraverso questi accordi con questi paesi di transito, la legittimazione di governi dittatoriali in cui non c’è una vera soluzione di continuità tra milizie, criminali e governanti, chiaramente favorisce un sistema anche di legalità internazionale in cui, per esempio, il rispetto ai diritti umani è proprio l’ultima delle priorità. Quindi niente delle politiche migratorie è costruito per agevolare e promuovere la legalità ma tutto paradossalmente sembra strutturalmente volto a costruire una situazione di legalità internazionale rispetto a quello che avviene alle frontiere, sia marittime che terrestri e poi atterra. Leggi che rendono quasi impossibile alle persone uscire fuori dalle situazioni di irregolarità o che rendono irregolari persone che erano già ben integrate nel nostro paese, come negli altri paesi europei, non fanno altro che promuovere nuove possibilità di sfruttamento e di tratta che poi arricchiscono anche lì reti criminali”.


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