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22 settembre 2016

News

Trenitalia. (Dis)servizio di trasporto pubblico: com’è difficile in Calabria acquistare un biglietto regionale!


Scorrono ancora davanti ai nostri occhi le sconcertanti immagini dell’incidente ferroviario pugliese dello scorso luglio verificatosi tra Andria e Corato: fatto grave, gravissimo, ma evitabile. Lungi da far polemiche sterili su una tragedia, constatiamo che sarebbe bastato dotare la linea ferroviaria di un altro binario per evitare un disastro di grossa entità in termini di morti e feriti.

Purtroppo è (mal)costume italiano trovare soluzioni ai problemi dopo che essi si verificano. Prevenire è di gran lunga meglio che curare, ma la classe dirigente italiana preferisce serrare la porta della stalla solo dopo che i buoi sono scappati. E farlo a discapito della pelle dei cittadini non è tollerabile.

Per tale motivo il Partito Comunista Italiano vuole evidenziare i grossi problemi dei trasporti pubblici che il Sud subisce e soffre da molto, troppo tempo. Con l’obiettivo che i mali che nuocciono al Mezzogiorno siano messi in luce ed estirpati alla radice.

Anche qui in Calabria la situazione del trasporto è diventata insostenibile e, ci permettiamo di dirlo, anche ridicola.

Dal 1° Agosto Trenitalia ha lanciato il nuovo biglietto regionale imponendo a chi sale sul treno senza biglietto di dover pagare una sovrattassa di 5 euro in aggiunta al regolare prezzo della corsa.

Ciò che Trenitalia non capisce – o fa finta di non capire – è che la maggior parte dei viaggiatori, pur volendo, non possono acquistare il biglietto a terra per una serie di motivazioni sicuramente non imputabili agli utenti: spesso le molte stazioni sparse nei numerosi comuni (specie sulla tratta jonica) o sono chiuse o non sono predisposte di biglietterie – nemmeno di quelle automatiche – e non tutte le tabaccherie o le agenzie di viaggi sono adibite alla vendita dei biglietti ferroviari.

Il paradosso è che l’utente corretto che vuole acquistare il biglietto non è messo in condizione di rispettare le regole dalla stessa Trenitalia. Conseguenza diretta è che gli utenti sono costretti ad acquistare i titoli di viaggio sul mezzo e sono costretti a subire la sovrattassa di 5 euro, che ha più il sapore di un’estorsione legalizzata che di una mora. Dunque, oltre al danno la beffa.

Certo, può anche accadere che qualcuno incivilmente non acquisti di proposito il biglietto con la speranza di sfuggire ai giusti controlli, ma da qui a far pagare di più a tutti gli altri per la maleducazione di pochi ci sembra che sia un comportamento totalmente inaccettabile. La verità è che Trenitalia ha assunto un’iniziativa pesantemente vessatoria contro i passeggeri.

Noi del PCI vogliamo e pretendiamo il rispetto delle regole, esecrando ì comportamenti abusivi, ma pretendendo soprattutto il rispetto di chi è onesto. È infatti capitato di spiegare la spiacevole situazione ai controllori, ma il tono delle risposte a volte supera i confini della buona creanza: «Scarichi l’app sullo smartphone» o, anche peggio, «Scenda e vada in macchina o a piedi». Non sono risposte degne di un pubblico ufficiale operante in un paese civile.

Tralasciando la grandissima maleducazione delle risposte di cui sopra, non è corretto pretendere di costringere l’utenza al possesso obbligatorio di uno smartphone o di una carta prepagata per motivi di trasporto. Il fatto gravissimo che vogliamo segnalare è che ci si ingegna per aumentare i profitti invece di migliorare i servizi.

Anche noi che viviamo al Sud meritiamo ed esigiamo dei servizi di trasporto pubblico serio e adeguato. Non siamo figli di un dio minore. Anche noi al Sud paghiamo le tasse, ma non abbiamo il corrispettivo in servizi da parte dello Stato. E ciò è uno scandalo!

Il Partito Comunista Italiano si batte per il diritto sacrosanto ad avere un servizio pubblico che sia accessibile a tutti e chiede a gran voce a Trenitalia di fornire servizi più efficienti ed adeguati e di revocare queste disposizioni vergognose, discriminatorie, ridicole e indecenti.
Il Coordinamento regionale del PCI


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