Mobilitare le risorse, attrarre gli investimenti, stabilire le priorità a breve, medio e lungo termine, prima ancora che sia finita la guerra. Oggi e domani si riunisce la Londra una nuova conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina con la partecipazioni di un migliaio di rappresentanti di 61 governi, istituzioni finanziarie internazionali, oltre 400 aziende e rappresentanti della società civile ucraina. Ma non è solo una classica conferenza di donatori, è anche un segnale politico di fiducia e sostegno nel futuro dell’Ucraina, mentre l’invasione russa è ancora in corso.
“Il nostro obiettivo è mobilitare il maggior sostegno internazionale possibile e stabilire meccanismi in modo che gli aiuti arrivino in modo tempestivo e regolare”, ha detto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, spiegando che saranno esaminati tre aspetti chiave: la prima ricostruzione, il ruolo degli investimenti privati e quello delle regioni.
“Il primo punto è la ricostruzione rapida per energia, infrastrutture critiche e ripristino delle abitazioni – ha detto Shmyal in Consiglio dei ministri, citato da Ukrinform – Dobbiamo mobilitare le risorse necessarie. Durante la conferenza ci sarà un incontro della piattaforma di coordinamento multi agenzie dei donatori, la cosiddetta ‘Ramstein finanziaria”. Il secondo punto riguarda l’attrazione degli investimenti privati, con il governo ucraino intenzionato a lavorare per una assicurazione in grado di coprire i rischi connessi alla guerra. Infine, nota Shmyhal, la conferenza servirà anche a creare connessioni fra le amministrazioni locali ucraine e i partner internazionali per la realizzazione di progetti. Ne sono già stati lanciati 200 e ne auspichiamo altri, dice il premier.
Organizzata congiuntamente da Regno Unito e Ucraina, la conferenza di Londra – alla quale sarà presente per l’Italia il ministro degli Esteri Antonio Tajani – sarà aperta dal primo ministro britannico Rishi Sunak, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in collegamento video, e dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. L’evento è il seguito della conferenza dell’anno scorso a Lugano, mentre nei mesi scorsi a Parigi, Berlino e Roma si sono tenute conferenze bilaterali sulla ricostruzione. Il processo era stato lanciato nel 2017 con una prima conferenza a Londra, allora dedicata alle riforme necessarie per l’Ucraina. Ma nel 2021 la tragica realtà dell’invasione russa vi ha dato un nuovo significato, trasformando l’evento annuale in una conferenza per la ricostruzione.
Mentre la guerra è ancora in corso è difficile per il momento quantificare i costi. L’ultima stima della Banca mondiale è di 14,1 miliardi. Ma la valutazione è stata fatta prima del crollo della diga Kakhovka, molto probabilmente opera dei russi, che ha avuto catastrofiche conseguenze per la popolazione lungo le rive del Dnipro, l’economia, l’agricoltura e l’ambiente.
Ricostruire l’Ucraina “é uno dei progetti più ambiziosi e costosi dopo la Seconda Guerra mondiale”, ha scritto in un blog per Ukrainska Pravda l’ambasciatrice britannica Kiev, Melinda Simmons, sottolineando come per questo motivo sia particolarmente importante mobilitare investimenti privati. A questo fine, spiega, non baserà vincere la guerra, ma bisognerà anche creare le condizioni per mobilitare i capitali privati, ovvero riforme per assicurare il rispetto dello stato di diritto, l’indipendenza della magistratura, la tolleranza zero per la corruzione e la trasparenza dell’amministrazione pubblica.
Un’altra questione chiave è il sostegno alle piccole e medie imprese, alle start-up, sottolinea a Ginevra Achim Steiner, direttore del Programma Onu per lo Sviluppo (Undp). Reduce da una visita in Ucraina di doversi giorni, Steiner evidenzia anche l’importanza di ricostruire le scuole. E ricorda come uno dei principali ostacoli, anche dopo la fine della guerra, sarà l’enorme quantità di mine disseminate nel paese.
Il capo dell’Undp non si azzarda a fare previsioni sui costi. “Sono da levare il fiato e continueranno a crescere”, dice ricordando che i bombardamenti russi hanno già distrutto o danneggiato 1,5 milioni di abitazioni oltre a migliaia di scuole e ospedali. A Londra, spiega, si lavorerà per arrivare maggior rapidità e coordinamento degli aiuti necessari.