Il costo di una guerra è sempre un dato accessorio. Perché deve restare il costo in termini di vite umane la priorità di ogni ragionamento e perché è difficilmente quantificabile la somma di prezzi da pagare per danneggiare, fino a distruggere, il territorio nemico. Vale ovviamente anche per la guerra in Ucraina e per le spese che stanno affrontando la Russia da una parte e l’Ucraina, sostenuta dal fronte occidentale, dall’altra.
C’è però un parametro che può aiutare a comprendere quanto sia insensata, anche da un punto di vista economico, un’azione come quella di oggi, con il bombardamento insistito e continuato delle città ucraine da parte dei russi. Sono stati utilizzati 83 missili negli attacchi. Considerando un costo che oscilla tra 1 e 2 milioni di euro per ogni missile, e facendo una media, si può arrivare facilmente a sostenere che solo per i missili siano stati bruciati più di 100 mln di dollari da questa mattina.
Un costo che si aggiunge a quelli ordinari, quotidiani, della sedicente operazione militare speciale. Già dai primi mesi della guerra in Ucraina, diverse stime hanno indicato in un range fra 300 e 900 milioni di dollari al giorno la spesa presumibile per l’esercito russo. In questa cifra complessiva sarebbero conteggiati anche lo stipendio dei soldati, la spesa per le munizioni, per i proiettili, per i razzi e per le varie armi da guerra, ma anche i costi per riparare i danni e le spese mediche per i feriti.
Una stima difficile da affinare con precisione ma che sale evidentemente in presenza di bombardamenti massici, a tappeto, come quelli di oggi.