“Putin ha fatto l’accordo con Prigozhin per salvarsi la pelle”. E’ la tesi sostenuta dal direttore dell’MI6, Richard Moore, che rappresenta la prima conferma da parte di un’intelligence occidentale del patto stretto tra il presidente russo e il capo della Wagner per mettere fine all’ammutinamento del 24 giugno.
In un discorso a Praga, il capo dei servizi segreti esterni britannici ha dapprima fatto un’analisi del comportamento di Putin quel giorno: “Prigozhin ha iniziato, penso, come traditore a colazione, all’ora di cena è stato graziato e qualche giorno dopo (il 29 giugno c’è stato l’incontro al Cremlino, ndr) è stato invitato a prendere il tè. Quindi, ci sono cose che persino il capo dell’MI6 trova un po’ difficili da interpretare, in termini di chi è dentro e chi è fuori”.
Secondo Moore, di fatto il presidente russo “non si è opposto a Prigozhin: ha fatto un accordo per salvarsi la pelle, usando i buoni uffici del leader della Bielorussia”, Alexander Lukashenko. Ma, ha concluso, “non riesco a vedere nella testa di Putin: deve essersi reso conto, ne sono certo, che c’è qualcosa di profondamente marcio in Danimarca – per citare Amleto – e ha dovuto fare questo accordo”.