Ucraina, uso armi Ue in Russia: sì Europarlamento, Pd diviso
19 settembre 2024

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Ucraina, uso armi Ue in Russia: sì Europarlamento, Pd diviso. Tajani: “Votiamo no”


Il Parlamento Europeo ha approvato a Strasburgo la risoluzione sul sostegno all’Ucraina, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all’uso delle armi inviate dall’Ue, affinché possano essere utilizzate dagli ucraini anche per colpire obiettivi legittimi in territorio russo. Il testo è passato con 425 voti favorevoli, 131 contrari e 63 astenuti. Nel luglio scorso era stata approvata una risoluzione simile.

Armi all’Ucraina, cosa dice la risoluzione

Nel testo approvato a maggioranza, l’Aula “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l’Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture”.

Inoltre, il Parlamento “sottolinea che le forniture insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di compromettere gli sforzi compiuti finora e deplora profondamente la riduzione del volume finanziario degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte degli Stati membri, nonostante le energiche dichiarazioni rilasciate all’inizio dell’anno in corso. Ribadisce pertanto il suo invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina, di accelerare le forniture di armi, in particolare di moderni sistemi di difesa aerea e altri tipi di armi e munizioni, compresi i missili Taurus, in risposta a necessità chiaramente individuate”.

Gli eurodeputati chiedono anche “la rapida attuazione degli impegni congiunti in materia di sicurezza dei contratti tra l’Ue e l’Ucraina” e ribadisce che “tutti gli Stati membri dell’Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all’Ucraina con almeno lo 0,25 % del loro Pil annuo”.

Il paragrafo 8 e il voto separato

Sul paragrafo 8, il più controverso, c’è stato un voto separato, per confermarlo, che ha visto un consenso marcatamente minore rispetto alla risoluzione nel suo insieme, che comunque è stata approvata nel suo insieme. La conferma del paragrafo 8 ha ottenuto 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astensioni (contro 425 sì, 131 no e 63 astenuti sulla risoluzione nel suo insieme). La risoluzione non è vincolante, ma ha un significato politico, anche se non fa che ribadire, più per esteso, quello che il Parlamento aveva già affermato il 17 luglio scorso, nella prima plenaria della legislatura. Nella risoluzione di luglio, l’Aula sottolineava che “le consegne di armi e munizioni insufficienti o in ritardo rischiano di vanificare gli sforzi compiuti finora. Esorta pertanto gli Stati membri ad aumentare sostanzialmente e ad accelerare significativamente il loro sostegno militare e potenziare la capacità delle loro industrie militari; sostiene fortemente la rimozione delle restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari in territorio russo”.

Nella risoluzione si chiede agli Stati membri di mantenere ed estendere la politica di sanzioni Ue contro la Russia, la Bielorussia e i Paesi e i soggetti non appartenenti all’Ue che forniscono alla Russia tecnologie militari e a doppio uso. I deputati condannano poi il recente trasferimento di missili balistici dall’Iran alla Russia e chiedono un rafforzamento delle sanzioni contro Teheran e la Corea del Nord, per il loro coinvolgimento nel sostegno alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Inoltre, auspicano l’aggiunta di un maggior numero di individui ed entità cinesi all’elenco delle sanzioni dell’Ue, nonché misure più severe per affrontare sistematicamente la questione dell’elusione delle sanzioni da parte di società con sede nell’Ue, di terzi e di Paesi non Ue.

Pur invitando l’Unione e i suoi Stati membri a lavorare attivamente per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per l’Ucraina e individuare una soluzione pacifica alla guerra, i deputati affermano che qualsiasi risoluzione del conflitto deve basarsi sul pieno rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Ritengono inoltre che la responsabilità per i crimini di guerra russi e i risarcimenti e altri pagamenti da parte di Mosca siano aspetti essenziali di qualsiasi soluzione. Pertanto, i deputati chiedono all’Unione e ai partner che condividono la stessa posizione di stabilire un regime giuridico per la confisca dei beni statali russi congelati dall’Ue come parte degli sforzi per compensare l’Ucraina per gli ingenti danni subiti.

Tajani: “Votiamo no”

”Noi oggi voteremo ‘no’ al Parlamento europeo all’emendamento che prevede l’utilizzo delle armi al di fuori del territorio ucraino, in sintonia con quello che ha sempre deciso il governo e anche in sintonia con le scelte del Consiglio Affari Esteri che non ha approvato la proposta di Borrell di usare le armi al di fuori del confine ucraino'”, aveva detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Pd diviso

Gli eurodeputati italiani del gruppo S&D non hanno invece votato compatti sulla risoluzione sul sostegno all’Ucraina. Molti eurodeputati hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, inclusi il capodelegazione Nicola Zingaretti, Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo, oltre a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento, Irene Tinagli, Camilla Laureti, tra gli altri. Gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada si sono astenuti.

Nel voto separato per confermare il paragrafo 8, quello più controverso, Picierno si è espressa a favore, come ha annunciato pubblicamente prima del voto. Hanno votato contro gli eurodeputati Brando Benifei, Annalisa Corrado, Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Antonio Decaro, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada e Alessandro Zan. Si è astenuta Annunziata.


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