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31 luglio 2020

News

Una strada per Francesco Antonio Lascala, reggino vittima della strage di Bologna del 2 agosto 1980


Sembra un rituale di moda riportare a mò di slogans gli aforismi di grandi uomini, come John Fitzgerald Kennedy, o di Martin Luther King. Regolarmente si pubblicano post, foto sulle varie piattaforme dei social media. Ricollegandoci a quanto in apertura, ci viene alla mente un’aforisma di Martin Luther King riguardo la coscienza: «La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto?» .

Queste doverose premesse per delineare i contorni ed i confini delle aree geografiche mentali e scuole di pensiero che riguardano la nostra Città che, a distanza di 40 anni (2 agosto 1980) nonostante le varie sollecitazioni, sia istituzionali, personali, associative, ancora non ha inteso dedicare uno spazio pubblico ad un nostro concittadino vittima innocente di quella strage terroristica della quale non ci interessa la matrice, ad essa ci stanno pensando gli organi inquirenti. In quell’afosa estate, il nostro concittadino attendeva nella stazione ferroviaria di Bologna Centrale il treno delle 11,05 per raggiungere i propri cari nella città di Cremona.

Francesco Antonio Lascala, 56 anni, di Reggio Calabria, quel giorno si apprestava a partire dalla sua città natia per dirigersi a Cremona e trascorrere alcuni giorni dalla figlia Enza e dal genero Osvaldo. Francesco, chiamato “Totò” dai più cari, con la passione della pesca tipica degli uomini marinari, era sposato e aveva tre figli. Una vita trascorsa come centralinista alle Ferrovie dello Stato dopo di che era andato in pensione. Il treno partito dalla Calabria aveva accumulato 3 ore di ritardo, per questo motivo Totò aveva perso la coincidenza per Cremona che lo costrinse ad una lunga attesa alla stazione di Bologna che si fermò alle 10:25 di quel sabato a seguito di una forte esplosione che lo uccise nella sala d’attesa dello scalo ferroviario emiliano. Francesco Antonio Lascala era una persona che amava la propria famiglia con tanti progetti, stroncati nella sala d’aspetto di quella stazione. Quella esplosione dinamitarda causò la morte di 85 persone ed oltre 200 furono i feriti. Il 6 agosto del 2018 il Circolo Culturale “L’Agorà” inoltrava una richiesta di intitolazione di luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria, proposta acquisita d’ufficio al prot. 125802 del 6 agosto 2018 – indirizzata al sindaco, al segretario generale, al presidente della Commissione Toponomastica, al presidente del Consiglio. A distanza di due anni ancora nessuna risposta dagli inquilini di Palazzo San Giorgio. Il prossimo 2 agosto saranno 40 anni dalla strage di Bologna e, a distanza di tale arco di tempo, Reggio Calabria è ancora l’unico Comune della Penisola italiana a non aver preso atto di tale azione commemorativa e non ricordare un proprio figlio, morto in quella tragica circostanza. Si parla di legalità, recupero della memoria storica, ma sono solo slogans di facciata e nient’altro. Ci si dovrebbe idealmente mettere nei panni, anche per poco, dei parenti delle vittime, per capire il dolore e vedere una ferita dolorosa ed ancora aperta, ammesso che si abbiano chiari i concetti di sensibilità, coscienza. Il Circolo Culturale “L’Agorà”, vuole ricordare la figura del concittadino vittima del terrorismo, anche se purtroppo dimenticato nella memoria, da parte delle istituzioni locali nel corso degli anni. Considerato che i luttuosi accadimenti del 2 agosto del 1980 hanno segnato la storia dell’intera Penisola italiana e che è preciso dovere delle Istituzioni trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato, da queste cifre le motivazioni inerenti l’inoltro della richiesta ufficiale al Comune di Reggio Calabria. Tralasciando la complessa questione kafkiana che aggroviglia la Toponomastica a Reggio Calabria, le nostre varie istanze, indirizzate allo stesso presidente, che non hanno mai ricevuto, stranamente, alcun cenno di riscontro, appare strano che tra le varie intitolazioni di luoghi pubblici, quelle del Circolo Culturale “L’Agorà” non trovino riscontro. Poi non si comprende la ratio a riguardo le dichiarazioni, inserite in un contesto posto al bivio tra un’auto intervista (domande e risposte dello stesso attore) ed un riceviamo e pubblichiamo, da parte del presidente della commissione toponomastica del comune di Reggio Calabria. Lo stesso in quell’occasione dichiarava in quel copione, da recita parrocchiale, con trama di “in un’unica formula a procedere” ad una intitolazione collettiva, dimenticando, purtroppo, che si tratta di uomini, nello specifico Francesco Antonio Lascala, 56 anni, di Reggio Calabria, e non di numeri o altro. Da quanto evidenziato, tralasciando, per ovvi motivi, tutte le altre nostre iniziative culturali inerenti all’intitolazione luogo pubblico, ci si pone la questio quale dovrebbe essere la via della toponomastica a Reggio Calabria e se tali scelte siano politiche o di merito? Salvo che, le scelte in argomento, non siano dettate da ratio di peculiare interpretazione che, purtroppo, la scrivente Associazione, non riesce, pur mantenendo un animus ben predisposto, a comprendere le scelte poste in essere, scansando dalla mente, la possibilità di un atteggiamento palesemente discriminante ad uso e consumo di chi deve decidere. Si è parlato di coscienza, e si vuole concludere questa nota con un aforisma dello storico greco Polibio: « Non c’è nessun testimone così terribile, nessun accusatore così implacabile come la coscienza che abita nel cuore di ogni uomo.» Senza polemica alcuna, ma di converso cristallinità di pensiero e azione.


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