Il ministro Maria Elena Boschi
25 febbraio 2016
Il ministro Maria Elena Boschi

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Unioni civili. Il Senato approva il maxiemendamento


Con 173 voti favorevoli e 71 contrari, l’Assemblea del Senato ha rinnovato poche ore fa la fiducia al Governo approvando il maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl n. 2081, recante regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze di fatto.

Il maxiemendamento 1.10000, presentato ieri dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, richiama gli articoli 2 e 3 della Costituzione (diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si sviluppa la sua personalità, e principio di eguaglianza), non contiene l’articolo 5 sulla stepchild adoption (adozione del figlio del partner), sopprime i riferimenti agli articoli del codice civile sull’obbligo di fedeltà nel matrimonio, elimina l’assegno di mantenimento in caso di cessazione della convivenza di fatto.

In apertura di seduta il presidente della Commissione bilancio, sen. Tonini (PD), ha riferito sui profili di copertura finanziaria del maxiemendamento. La relazione tecnica è stata bollinata dalla Ragioneria dello Stato. Gli oneri, che discendono dal minor gettito Irpef per detrazione fiscali, dalle maggiori prestazioni per assegni al nucleo familiare e da maggiori prestazioni pensionistiche di reversibilità, sono stimati in 3,7 milioni di euro per il 2016 e crescono fino ad arrivare a 22,7 milioni di euro nel 2025.

Alla discussione sulla fiducia hanno preso parte i senatori Alessandra Bencini (Misto-IdV); Paola Nugnes, Martelli, Puglia, Ciampolillo, Lucidi, Laura Bottici, Buccarella, Scibona, Airola (M5S); Bocchino, Uras, De Cristofaro, Cervellini, Campanella, Alessia Petraglia (Misto-SEL); Carraro, D’Alì, Malan, Gasparri, Caliendo, Anna Maria Bernini (FI-PdL); Orellana, Panizza, Buemi (Aut); Candiani, Erika Stefani, Volpi, Calderoli (LN); Mario Mauro, Giovanardi, Quagliarello (GAL); Maurizio Romani (Misto-IdV); Bruni (CR); Serenella Fucksia (Misto); Azzollini (NCD); Casson, Monica Cirinnà (PD).

Secondo la sen. Cirinnà (PD) il maxiemendamento è un buon risultato, sulla base dei numeri in Senato, ma rappresenta soltanto un primo passo della riforma del diritto di famiglia. Il venir meno del sostegno di M5S al supercanguro, che conteneva i principi fondamentali della legge, avrebbe condannato all’immobilismo; il Gruppo ha preso una decisione durissima, ha sacrificato un punto fondamentale del suo programma – l’adozione per le coppie gay –, per non consegnare la legge alla roulette russa del voto segreto. Il maxiemendamento non contiene l’articolo 5, ma riconosce il lavoro della magistratura a tutela dei bambini delle coppie omosessuali e il Gruppo si è impegnato ad approvare una riforma organica della legge sulle adozioni. Infine, l’obbligo di fedeltà non è previsto in molti ordinamenti europei: la sua presenza nel codice civile italiano è un retaggio della cultura maschilista.

Il sen. Casson (PD) ha annunciato a titolo personale la non partecipazione al voto per ragioni di merito e di metodo: «Il maxiemendamento è gravemente monco, perché non contempla le adozioni gay, e il ricorso alla fiducia su materie eticamente sensibili non è condivisibile».

Nelle dichiarazioni di voto hanno negato la fiducia i sen. Laura Bignami (Misto-X), Maria Mussini (Misto), Anna Cinzia Bonfrisco (CR), Centinaio (LN), Ferrara (GAL), Loredana De Petris (SEL), Nunzia Catalfo (M5S) e Palma (FI-PdL). In dissenso dal Gruppo, il sen. Villari (GAL) ha votato la fiducia. Hanno annunciato la fiducia i sen. Alessandra Bencini (Misto-IdV), Barani (AL), Zeller (Aut), Schifani (NCD) e Zanda (PD).

In dissenso dal Gruppo, il sen. Sacconi (AP) non ha partecipato al voto per ragioni di metodo e di merito: la questione di fiducia è una violazione sostanziale delle regole democratiche; l’impianto del testo consente a colpi di sentenze di assimilare l’unione civile al matrimonio. In dissenso dal Gruppo, il sen. Manconi (PD) non ha partecipato al voto «per la sperequazione ai danni dei figli destinati all’adozione delle coppie omosessuali».
(Fonte: Senato della Repubblica)


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