Nel voto dello scorso 5 luglio, a quanto si apprende, Vitali e Grassi avrebbero votato per il ripristino dell’assegno, contrari Balboni e Pepe, mentre Valente si sarebbe astenuta. Un due a due che – in forza del voto favorevole del presidente Vitali – fa pendere il giudizio finale per il sì al ripristino. Il risultato permetterà la rivalutazione dell’assegno ai senatori, tagliato in virtù della decisione del 2018 di adeguare l’importo al metodo contributivo, su cui ora si fa retro-marcia.
Un risultato sul filo di lana che basta per accendere lo scontro. Da una parte c’è il M5S, che per voce del suo leader torna a cavalcare l’onda delle misure anti-casta, marchio di fabbrica del Movimento. “Il Consiglio di Garanzia del Senato, composto per quattro membri su cinque da esponenti del centrodestra e purtroppo senza nessun rappresentante dei 5 Stelle, ha ripristinato alla chetichella i vitalizi per i senatori delle passate legislature”, tuona su Facebook il presidente Giuseppe Conte.
“Conte prima di parlare si informi, magari dall’ex parlamentare eletto nel 2018 nelle file del M5S, senatore Grassi”, replica il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni. “Le votazioni – assicura – sono andate esattamente al contrario di quello che dice Conte. Evidentemente mente sapendo di mentire”. “Il mio voto è stato contrario al ripristino dei vitalizi e per correttezza non dico come hanno votato i miei colleghi – dice il meloniano -. Mi limito a sottolineare che la decisione è passata con il voto decisivo del cosiddetto campo largo, cui aspira l’ex premier dei 5 Stelle. Aspetto le scuse da Conte, o devo concludere che è un bugiardo”.
Dei due voti a favore del ripristino, l’attenzione torna a quello del giurista Grassi, che si è schierato con il presidente azzurro Vitali. L’ex M5S, poi leghista, infine transitato al gruppo Misto non ci sta a finire nel mirino: “Non c’è alcun campo largo, mediano, o di qualsiasi altro tipo, io sono fuori dalla politica”, dice all’AdnKronos. Poi ribadisce le ragioni tecniche del suo voto: “Il taglio era stato fatto secondo un criterio illogico, che non sarebbe sopravvissuto di fronte ai rilievi della Corte costituzionale”.
“Bisogna capire – dice rivolto ai suoi ex colleghi del M5S – se loro sono per lo stato di diritto o per far prevalere solo l’umore delle folle, non riuscendo però a scrivere norme fatte bene”. “Chi è causa del sua mal pianga se stesso – aggiunge – . Qui è successa la stessa cosa avvenuta con la prescrizione”. E comunque “non si può scaricare su un organo giurisdizionale una responsabilità politica, io mi sono assunto il lavoro sulla parte tecnico-giuridica”, sottolinea Grassi. “Se vuole l’ufficio di presidenza torna sul taglio, con una delibera fatta bene, con il lavoro di tecnici competenti, e allora quel taglio può essere raggiunto, ma serve che altri si prendano le loro responsabilità…”.