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11 febbraio 2023

News cultura, spettacolo, eventi e sport

VOTI E GIUDIZI DEL FESTIVAL DI SANREMO 2023: GIUDIZI UNIVERSALI 3.3 di Gianlorenzo Franzì


Voti e giudizi sono sinonimo di Festival di Sanremo. Ma basta assentarsi un attimo e succede di tutto.

1) Gianluca Grignani che sbaglia e, nell’ordine, dimostra di essere un professionista, prende in giro Blanco con classe, riabilita la sua canzone.

2) Volano gli stracci dietro le quinte: mentre la terza serata del Festival(bar) di Amadeus sfiancava il pubblico fino alle 2.00 di notte con l’esibizione di tutti i cantanti in gara, più ricchi premi e cotillon, nel backstage le artiste A. ed M. si gettavano addosso parole e bicchieri -di plastica, si spera- rinfacciandosi “fatti il vaccino, figlia” l’una mentre l’altra minacciava “fatti i cazzi tuoi se vuoi campare”.

3) Paola Egonu, co-conduttrice di turno (alla faccia del femminismo: come se mettere quattro belle statuine accanto al conduttore di turno sia valorizzarne il ruolo…), in conferenza stampa dice che “l’Italia è un paese razzista”.

Tra parentesi. Cara Paola Egonu: no, l’Italia non è un paese razzista. Così come la Germania non è un paese nazista o la Russia un paese di guerrafondai. Le etichette non solo sono sbagliate ma fanno anche male, creano pregiudizi come quelli che frequentano alcuni italiani, quelli sì, che fanno resistenza discriminatoria e faticano ottusamente ad accettare di vivere nel presente. Le parole hanno un peso, le parole sono importanti, e possono fare male, proprio come quelle chela bella e bravissima Paola ha sentito in un palazzetto o durante le gare. Ma tutta l’erba non fa un fascista.

E comunque: la puntata è stata la terza serata più vista dal 1995, stabilendo un record per la serata tradizionalmente più debole. Come si è detto precedentemente qui, il venerdì è invece la più forte: e quest’anno, in un’edizione che ha fatto il 65% di share (roba da Corea del Nord), i 56 artisti che si esibiscono danno veramente l’impressione di una festa della musica, che copre realmente tutte le latitudini cronologiche e tutte le gamme di generi, da Colla Zio a Peppino Di Capri.

E si parte da Zarrillo che canta con Willy un evergreen di Sanremo, Cinque Giorni: il buon Michele ha sempre la sua estensione incredibile e il carisma di un cammello, ma quello che stupisce è il giovinetto in gara che non sfigura a cantare una canzone che mette a dura prova le corde vocali. Voto: 6

Stasera si corre, ed ecco subito Elodie che si esibisce con Big Mama in American Woman. E che gli vuoi dire? Elodie è l’unica cantante uscita dalla scuola infernale di Amici ad avere una voce degna di nota, insieme ad una presenza scenica che fa sparire tutto quello che le capita intorno; l’esibizione è caldissima, uno show blues perfetto. Voto: 7.

Ci sono alcune canzoni che sono non tanto inni generazionali, ma piuttosto particolarmente legati ad un’epoca, ad un’età, a certi feeling sociali, culturali, mediali. La Notte Vola fa parte della categoria: Olly la esegue con la sua interprete originale snaturandola. Il tentativo di attualizzare quei brani di sopra è sempre un’operazione delicata, da fare in punta di penna, con intelligenza e consapevolezza: niente di tutto questo è stato fatto. E per quanto si possa o si debba amare Lorella, questa robetta non si può sentire. Voto: 3

Stesso discorso per Adesso Tu di Eros Ramazzotti: che è l’ospite di Ultimo, ma in questo caso la rivisitazione è quasi pedissequa. L’arrangiamento segue infatti quello che il caro ragazzo di periferia esegue nei suoi live, ma in questo modo quella nota fastidiosa nella voce di uno dei tanti (troppi?) fuoriusciti dall’accademia della De Filippo non va via e peggiora tutto. Voto: 5

Per una Ferragni lenta, c’è stata una Fagnani rock; e per una Egonu fuori posto, stavolta c’è una Chiara Francini che mette in chiaro come per fare la co-conduttrice, senza sembrare una suppellettile di lusso in un mondo di maschi bonari che rassicurano su bellezza e bravura, il mestiere lo devi conoscere. Tra lei, Morandi e Amadeus si instaura subito un’alchimia ironica che rende più sopportabile l’orizzonte delle cinque ore.

Lazza confermala sua buona stella per quest’anno. Dopo aver portato una delle canzoni più interessanti in gara, azzecca la cover (La Fine, brano di Nesli portato poi al successo da di Tiziano Ferro) e forse un po’ meno le accompagnatrici: Emma -altra esule da Amici- non dà nessun valore aggiunto, ma già è tanto contenerla, Laura Marzadori accompagna con il violino. Voto: 7

È incredibile come in sole tre serate Tananai abbia compiuto e anzi perfezionato e concluso un vero e proprio percorso di riabilitazione. Sembrano lontanissime le stonature dello scorso anno: il suo brano in gara è delicato e romantico senza abusare in banalità, la sua presenza scenica è vistosa ma elegante, il video che accompagna Tango dà un grosso valore emotivo in più. E il duetto con Biagio Antonacci ha dimostrato la sua versatilità, la sua capacità di adattare su sé stesso musiche e parole di altri riuscendo ad essere sia leggero (Vorrei Cantare Come Biagio Antonacci) sia intenso (Quanto Tempo Ancora) sia commerciale (Sognami), ma sempre con stile. Voto: 8

Ha fatto bene Grignani, per Destinazione Paradiso, a volere Arisa al fianco: una delle voci più belle di sempre, limpida, cristallina, potente, morbida e sinuosa. Ha fatto male a cantare insieme a lei, però: le loro voci sono profondamente discordanti, lei con un’estensione incredibile e una capacità interpretativa vertiginosa, lui più moderato, più parlato, ultimamente anche più sfiatato. In questo modo, la linea armonica della canzone riarrangiata diventa confusa, va di qua e di là senza una direzione, perde per strada tutta la sua forza emozionale. Quello che però continua a strapiacere di loro due, simili per quella loro perenne, adolescenziale inadeguatezza esistenziale, è la loro profonda umanità, quel loro stare sempre un passo dietro nonostante il talento li butti in avanti. Voto: 6

Certo, il rischio poi è spesso di farsi sovrastare dall’ospite, come succede a Leo Gassman che duella/duetta con Edoardo Bennato. Tanto che lo spazio se lo prende tutto e solo lui. Voto: 6

Si riassembla per Sanremo la coppia macina successi Fedez-J Ax, con l’aggiunta del terzo incomodo Dj Jad. Ma altro che effetto nostalgia: il duo tenta di ripercorrere la loro carriera, da Domani Smetto a Tranqy Funky, fino a La Fidanzata, con la stessa furia di una volta, ma qualcosa stona irrimediabilmente e forse sarebbe meglio, per chi li ha amati, guardare un video su youtube. Perché sembra chiaro che forse non ci credono neanche più loro.

Che poi Fedez non sia un cantante si sa, la sua voce sparisce nel coro e rimane solo questa figuretta biondo patinata in giacca e cravatta che si agita e si dimena ma non ha nessun sapore. Voto: 3

Classe, bravura, emozione, arrangiamenti sontuosi sono invece il frutto del connubio tra Giorgia ed Elisa, che mescolano le loro hit (vincitrici tra l’altro di passate edizioni del Festival) Luce e Di Sole e D’Azzurro. Probabilmente, se fosse un duello e non un duetto, vincerebbe la cantante triestina per quel suo continuo andare fuori dagli schemi con quella voce che sembra un soffio e poi diventa tornado, ma in ogni caso si rimpiange di aver sentito Giorgia portare in gara quel vuoto b-side anni 90 che è il suo brano. Voto: 8

Nessuno credeva che poteva esserci un’ennesima versione di Azzurro capace di appassionare: ma ovviamente nessuno ancora aveva sentito Colapesce (che cita Benigni sulle poltrone rosse degli Oscar), Dimartino e Carla Bruni (modernissima Charlie’s Angels). Voto: 8

Potrebbe sembrare un horror musicale: i Cugini di Campagna accompagnati da Paolo Vallesi. E un po’ lo è. Voto: 5

In una serata dove tutti rischiano o si divertono un po’, Mengoni, un po’ Bee Gees un po’ Jesus Christ Superstar, non abbandona la sua confort zone e porta un classicone (Leti It Be) che gli dà modo di arzigogolare con la sua voce ormai un po’ caricaturale, in attesa di farsi urlare bravo, ovviamente seguito dal coro gospel. Voto: 5

Sarà che Manuel Agnelli spacca il culo a tutto e a tutti, nominatelo re del mondo e basta. Sarà che Quello Che Non C’E’ è una delle composizioni più belle del rock italiano. Sarà quel che sarà, ma gIANMARIA fa uno dei duetti più emozionanti della serata, che gli fa perdonare sia la piega ai capelli, sia quella pronuncia con accento da milanese imbruttito che nessuno riesce a levargli. Voto: 9

Chi tocca Fabrizio De Andrè deve farlo con rispetto e molta accortezza: Madame rilegge Via Del Canto con Izi, e addirittura cambia il testo e il senso, passando alla prima persona. Cosa cambia? Che la distanza non c’è più, e indossiamo gli occhi della protagonista. Blasfemia? Si, ma anche coraggio ed emozione. Voto: 8

Ecco il sogno bagnato di noi boomer. Gli anni 80 più malinconici e sfrenati (Ricchi & Poveri) negli anni Zero (Baustelle e il loro arrangiamento) cantati dagli anni Venti (Coma-Cose): peccato che però la timbrica così intensa e significane di Bianconi si perde e annega, il ritmo dei Coma-Cosi scompare. Voto: 6

E poi c’è Mr. Rain con Fasma che rifanno Qualcosa di Grande dei Lunapop. L’ONU ha indetto una riunione straordinaria per dichiarare questa cover crimine di guerra. L’unica cosa positiva è che forse così Mr. Rain scende in classifica. Voto: nc

Rosa Chemical e Rose Villain riprendono un bel pezzo della Nannini più rock (America) e il risultato è un Achille Lauro senza bollicine. Voto: 4

I Modà e le Vibrazioni vanno sempre più nella direzione di uno scontro frontale, assomigliandosi sempre di più: per questo, Vieni Da Me sembra già sentito. Eppure sarebbe meglio non fosse mai accaduto. Voto: 5

Non è giusto mettere il privato nel pubblico, e allora non si deve indagare su cosa sia accaduto a Levante di tanto segnante da farla diventare quella bionda platinata che si è presentata a Sanremo. Con Renzo Rubino prova a fare Vivere di Vasco Rossi, ma non solo non centra il bersaglio, quanto anche non sembra più neanche lei, assomigliando a mille altre voci. Voto: 5

Si è abbondantemente parlato delle paturnie di Oxarte sagl (…), dei deliranti comunicati stampa, dei discorsi in terza persona e antipatie varie. Perfettamente in linea allora che la nonostante tutto incredibile diva barese decida di coverizzare sé stessa, portando Un’Emozione Da Poco. Brano eccellente (Sanremo 1978), però fatto e rifatto in in tutte le salse dalla stessa Anna ma anche da millemila altri: vabbè che insieme al dj violinisti iLjard Shaba si produce in una performance assoluta, toccando altezze vocali che solo Antonella Ruggiero in passato. Però, però: quel cappello che da un malus di -5 al fantasanremo anche no. Merita un nove ma si prende un sette, tiè. Voto: 7

Amadeus, ma ventotto cantanti non saranno un po’ troppi per una vita sola?

No, non è narcolessia, ma proprio sonno: è l’una e non si vede la fine, ancora.


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