In Italia, dall’inizio di giugno al 19 luglio, sono stati segnalati 15 casi confermati di infezione da West Nile Virus (Wnv) nell’uomo, secondo il bollettino settimanale della sorveglianza integrata West Nile-Usutu virus dell’Istituto superiore di sanità. Di questi, uno sintomatico (in Veneto), 9 casi che si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (4 in Emilia Romagna, 3 in Veneto e 2 in Piemonte) e 5 identificati in donatori di sangue (2 in Lombardia e 3 in Veneto). Tra le infezioni West Nile accertate, sono stati notificati 4 decessi (2 in Veneto, uno in Piemonte e uno in Emilia Romagna). Oltre ai 15 casi certi, sono ancora in corso di conferma 3 casi neuro-invasivi in Veneto, di cui 2 deceduti. Nello stesso periodo, non è stato segnalato nessun caso di Usutu virus.
Al momento, il numero dei casi di Wnv è “leggermente più alto, ma comunque confrontabile, rispetto a quelli registrati negli altri anni non epidemici, e lontano dai valori osservati nel 2018″, commenta l’Iss nel bollettino curato dal Dipartimento di Malattie infettive e dal Centro studi malattie esotiche (Cesme) dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise ‘Giuseppe Caporale’ (Izs Teramo), in collaborazione con la Direzione generale della Prevenzione e con la Direzione generale della Sanità animale e dei Farmaci veterinari del ministero della Salute.
L’Iss ricorda che la prevenzione dell’infezione da virus del Nilo occidentale “consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente: usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto; usando delle zanzariere alle finestre; svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante; cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali; tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate”.