“Lo dico da più di 10 anni: il numero chiuso a Medicina non è garanzia di qualità”. E “prepararsi ai quiz dal quarto anno delle scuole superiori è immorale”. Non usa mezzi termini Alberto Zangrillo, prorettore dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell’Irccs ospedale San Raffaele, interpellato dall’Adnkronos Salute sul tema. Non è la prima volta che lo specialista si esprime in maniera molto critica sul sistema del numero chiuso che regola, limitandolo in partenza, l’accesso ai corsi di laurea di Medicina e Chirurgia in Italia. Nell’arco di un decennio ha definito i test a più riprese “iniqui” e “dannosi”, ne ha proposto l’abolizione e ha accolto con scetticismo gli annunci di riforma dei ministri che si sono susseguiti alla guida del dicastero dell’Università e ricerca.
Oggi il dibattito si riapre: crescono le Regioni che lamentano mancanza di medici e lanciano appelli affinché si riveda il sistema. Sul fronte nazionale la ministra dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, come cambiamento propone un percorso che parte appunto dal quarto anno delle superiori. Ma Zangrillo obietta: “Fare il medico bene vuol dire avere il dono di interpretare una vita di enormi sacrifici al servizio del malato. Per l’accesso a Medicina e Chirurgia dobbiamo selezionare anche e soprattutto sulla base di parametri qualitativi attitudinali che emergono entro il primo anno di facoltà”.
“Effetto ‘reddito di cittadinanza sanitario'”
“La programmazione è fondamentale. Il Ssn ha necessità di specialisti in grado di fare la diagnosi e decidere la cura, medici che sanno lavorare in pronto soccorso e in sala operatoria. Queste persone, medici e infermieri, sono quelle a cui affideremo la vita dei nostri figli e vanno pagate bene, molto bene. Altrimenti varranno le regole del reddito di cittadinanza sanitario e moriremo tutti perché ‘curati’ da gente mediocre e improvvisata”, è la provocazione lanciata da Zangrillo, che ribadisce l’importanza di pianificare bene tutto il percorso, fin dall’inizio della ‘filiera’ formativa dei camici bianchi, per avere risorse adeguate ai fabbisogni della sanità.