Volodymyr Zelensky denuncia il rischio che permane alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dato che la Russia, sostiene il presidente ucraino, è tecnicamente pronta a provocare una esplosione localizzata al sito. Le forze russe hanno ridotto la loro presenza alla centrale, secondo quanto hanno reso noto i servizi di intelligence ucraini. Fra i primi a lasciare l’impianto, tre dipendenti della Rosatom incaricati di dirigere le attività della centrale occupata.
ARMI NUCLEARI IN POLONIA
Il dispiegamento di armi nucleari in Polonia potrebbe portare il Paese a usarle, afferma il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, in una intervista alla Tass. Il Premier polacco Morawiecki aveva annunciato l’auspicio di Varsavia di fare parte del programma Nuclear Sharing della Nato, in risposta al dispiegamento di testate nucleari tattiche in Bielorussia.
USA E LE BOMBE A GRAPPOLO
L’Amministrazione Biden si trova di fronte a una decisione imminente sull’opportunità di fornire all’Ucraina le controverse bombe a grappolo o cluster bomb. “Abbiamo pensato a lungo alle Dual Purpose Improved Conventional Munition”, ha detto il generale Mark Milley, capo degli Stati Maggiori Riuniti Usa, in dichiarazioni al National Press Club rilanciate dal Washington Post. “C’è un processo decisionale in corso”, ha aggiunto. Il Post scrive di contatti nelle ultime settimane di funzionari dell’Amministrazione Biden, anche della Difesa, con il Congresso e gli alleati contrari all’uso delle munizioni cluster proprio per sostenerne la necessità in terra ucraina e fornire garanzie su come verrebbero impiegate. Secondo fonti, citate dal giornale, si è mobilitato il viceconsigliere per la Sicurezza nazionale, Jon Finer.
Stando a una valutazione dell’intelligence di gennaio (all’epoca della battaglia per Bakhmut), contenuta in una serie di documenti riservati ottenuti dal Post, gli Usa hanno concluso mesi fa che le munizioni cluster potrebbero essere uno strumento efficace per i militari ucraini. “Probabilmente – stando al documento – aumenterebbero l’efficacia” delle operazioni delle forze di Kiev “contro ondate d’assalto perché una munizione a grappolo ha la stessa letalità di 10 pezzi di artiglieria da 155 mm contro unità raggruppate di fanteria”. Ma se all’epoca il presidente americano Joe Biden era contrario, adesso – scrive il giornale citando vari funzionari americani – la Casa Bianca sta rivedendo la sua posizione.
“Abbiamo sempre detto che la nostra assistenza di sicurezza si sarebbe evoluta in base all’evoluzione delle condizioni sul campo di battaglia e continua a essere così – ha detto una fonte -. Nelle ultime settimane abbiamo visto una necessità crescente di munizioni a grappolo“. Secondo un’altra fonte, anche se il Dipartimento di Stato si è per molto tempo opposto, il segretario di Stato Antony Blinken ha ritirato le obiezioni mentre il Pentagono attende la decisione di Biden.
Nell’amministrazione Usa restano le preoccupazioni sull’efficacia delle munizioni cluster in terra ucraina e sui rischi a lungo termine che possono rappresentare per i civili. “Sono indiscriminate e colpiscono i civili – ha denunciato Sarah Yager direttore a Washington di Human Rights Watch -. Parliamo anche di infrangere una norma globale contro l’utilizzo di munizioni a grappolo, almeno per i Paesi che credono nell’umanità anche in tempo di guerra”.
Il Dipartimento della Difesa non ha confermato se gli Usa producano ancora munizioni a grappolo e non è chiaro cosa sia ancora disponibile nell’arsenale per l’eventuale fornitura all’Ucraina. Secondo gli ufficiali Usa sia Mosca che – in misura minore – Kiev hanno impiegato munizioni cluster nel conflitto innescato nel febbraio dello scorso anno dall’invasione russa.